lunedì 10 agosto 2015

Dal 17 al 3 (seconda di 5 parti)



Nei racconti dei velisti si legge sempre di incontri con delfini, tartarughe, balene o squali,
noi per adesso abbiamo incontrato solo zanzare
e nonostante ne abbia ammazzate tre sono pieno di pizzichi.
Notte con navigazione tranquilla tranne che per l’ultima parte in cui
sono stati frequenti gli avvistamenti di navi che vanno e vengono
dallo stretto di Messina e dal porto di Gioia Tauro.
“Pronto capitaneria di Bagnara Calabra? Qui imbarcazione AB1234D
chiediamo il permesso di ormeggiare al transito, passo”
“ Passate sul canale 08 cambio”
Passo sull’8 e mi dicono che loro sono di Reggio Calabria,
mi danno il numero del gestore del porto perché non sanno dirmi se c’è posto.
Arrivo stressante a Bagnara Calabra, il GPS indicava il porto al centro della città
ma in realtà era parecchio più a nord e fuori dall’abitato.
La carta elettronica che ho nel computer non è aggiornata, avrei dovuto farla settare da Alvaro
ma mi sono scordato e lui è partito per la Grecia
per cui ho solo una carta approssimativa,
stasera provo a smanettare un po’ e vediamo se riesco ad aggiornarla da solo.
Arriviamo alle otto e un quarto, vedo all’ultimo momento il ponte di una spadara
Max mi urla e faccio appena in tempo a schivarlo.
Alla banchina cerco di mettere dritta la barca ma non ci riesco
Giro il timone per un verso ma lei va come le pare
dò gas ma va storta, rischio di andare contro un'altra barca,
mi volto e vedo Max che mi sta trattenendo col mezzo marinaio contro una barca di fianco
“ Cosa fai?”
“Ti aiuto a ormeggiare”
Ecco perché non riuscivo a governarla! Il vaffanculo l’ho solo pensato, giuro.
Percorse altre 104 miglia che in totale fanno 287.2
Il porto non sarebbe male, Rocco cerca invano di tenerlo pulito
ma l’immondezza è troppa e lui riesce a rendere decente solo intorno al suo ufficio.
40 euri e, grande sorpresa, con ricevuta!
Alle nove chiamo Paolini, Max cucina riso di Venere con qualcos’altro che sarà pronto per il pranzo.
“Ne butto giù mezzo chilo?”
“Hai intenzione di invitare parecchia gente?”
“Dai, almeno per qualche giorno non cucino più”
“Fà come ti pare”
Andiamo in paese per una strada che non finisce mai
sotto un sole che ammazza, vedo l’insegna di un barbiere e mi infilo nel negozio
Sciampo e taglio corto eseguito da maestro coiffeur, c'è  l'aria condizionata e fan dieci euri
(con quello che pago a casa mi conviene venire giù tutti i mesi).
Compro frutta,  Max anche il salame piccante e una sporta di limoni (mai mangiati)
che adesso giacciono nel cassetto del frigo di casa mia
tanto che mia moglie mi ha chiesto cosa ne facciamo in barca
“Li mettiamo nel gasolio per andare più forte”
Non ha risposto.
Facciamo gasolio, 100 euri, manco tanto per le miglia che abbiamo fatto.
Troviamo uno che ci informa su quanto sia difficile attraversare lo Stretto di Messina
lui dice di essere esperto e ci mette in guardia sulle fortissime correnti, le maree,
il vento contro o a favore, i mulinelli, le navi in transito,   i traghetti e i pescherecci;
peggio che attraversare a nuoto il Rio delle Amazzoni schivando i piranha!
Sopra il porto c’è una pizzeria e Max si intigna che vuole andare a mangiare lì,
il riso di Venere può aspettare.
Mi lascio convincere e andiamo, mentre stiamo mangiando due vespe gli girano attorno
lui le scansa con le mani e alla fine una lo pizzica,  
si divincola,  ribalta il bicchiere di birra sulla pizza
e fa cadere la sedia cacciando un urlo bestiale
che mi ricorda i film di Tarzan di quando ero bambino.
Arriva la cameriera che mette la sua pizza sul davanzale in modo che le vespe vadano colà
e a lui porta un’altra birra e un’altra pizza.
Luciano telefona a Max e dice che vorrebbe essere con noi,
al telefono si sente che litiga con la moglie che non vuole mandarlo.
Prima di andare a letto smanetto al computer e scopro che a Scilla c’è un approdo,
se l’avessi visto prima saremmo andati là e domani avremmo risparmiato due ore.
Lasciamo Bagnara Calabra alle 8 e 35 per incominciare l’avventura dello stretto.
Alle nove chiamo Paolini. Marea montante quindi mare contro,
incontrato qualche nave, una manciata di traghetti e una spadara che ci gira intorno.
Sul canale 16 ci dicono di tenerci distanti da un convoglio militare in transito,
per il resto tutto tranquillo. Vento scarso, si va di motore e sola randa.
Fusa la presa (cinese) del mio computer che aveva un fusibile grosso come un chiodo,
fatto attacco di fortuna con un fusibile adatto.
Riso di Venere a pranzo, leggo sul computer che è anche afrodisiaco,
qui siamo solo io e Max, sono preoccupato.
Si risale la parte sud della Calabria passando davanti a paesi desolati
davanti a colline bruciate dal sole e Max mi chiede cosa fanno qui
“Come campa sta gente, cosa fanno qui che non c’è niente?!”
“Qui c’è la maggior espressione del Made in Italy, qui la gente lavora giorno e notte,
soprattutto di notte, per produrre il più grande manufatto italiano che il mondo possa apprezzare,
qui si fabbricano emigranti, li fanno a frotte, magari ultimamente c’è un po’ di stasi
e qualche avanzo rimane in magazzino, ma c’è stato un momento in cui
era il maggior prodotto che l’Italia potesse esportare.”
Eppure anche qui hanno lavorato, hanno costruito strade, case, barriere frangiflutti
e anche ponti e ferrovie e dal mare si vede tutta una distesa di cemento.
Lui sta lì con gli occhi appiccicati al binocolo
e dice che i ponti ci sono ma non vede neanche un fiume
“E dagli tempo poretti, adesso finiscono i ponti e poi faranno anche i fiumi”
In realtà è davvero tutta una colata di cemento, case, strade e ferrovia
a ridosso del mare e per difendersi dalle mareggiate hanno tirato su muri di calcestruzzo
e riempito il mare di frangiflutti rovinando irrimediabilmente un paesaggio
del quale nessuno di loro aveva diritto di impossessarsi perché era anche mio,
è una questione culturale? Dicono di si, ma a me più che cultura mi pare una idiozia
anche più avanti, nella costa pugliese, in quella abruzzese e marchigiana
mi accorgerò che la difesa del paesaggio è cosa del tutto sconosciuta,
ed è anche una rottura di scatole in meno per i sindaci: più case uguale più lavoro
uguale più entrate per il comune meno gente che vuole sussidi.
Si fa sera e ormeggiamo all’ancora davanti a Bova Marina, si cena,
io mangio di nuovo quello schifo di riso nero che pare sia fatto con le cacche di topo
c’ha messo tre scatolette di tonno, zenzero, olive sott’aceto
e una scatoletta di fagioli che non c’entra niente e cipolla di Tropea,
lui non lo vuole e mangia insalata e salame piccante,
fa rumore con le labbra, passi che lo si faccia coi denti masticando sedano
ma con le labbra… ogni tanto dice “Buono” a bocca piena
e s’abbuffa di vino e quant’altro riesce ad arraffare e si stupisce perché io mangio poco.
Durante tutti sti giorni non fa altro che mangiare
ogni tanto lo vedo con la testa infilata nel frigo che prende roba
beve acqua a fiumi (col caldo che c’è fa benissimo) e ogni tanto va in bagno
e piscia da in piedi anche con mare mosso.


3 commenti:

  1. non lo vedo mica bene il seguito della convivenza :D

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  2. A Natale regala al tuo amico Max un corso di cucina tradizionale... quella creativa è già sua.
    Ti ha soddisfatto la barca?
    Ciao navigatore... :)

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  3. Ciao Paolo! Dopo aver letto la 3a puntata mi meraviglio che tu sia riuscito a tornare a casa sano e salvo. Ma non dovevi andare in Sardegna

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