Nei racconti dei velisti si legge
sempre di incontri con delfini, tartarughe, balene o squali,
noi per adesso abbiamo incontrato
solo zanzare
e nonostante ne abbia ammazzate tre
sono pieno di pizzichi.
Notte con navigazione tranquilla
tranne che per l’ultima parte in cui
sono stati frequenti gli
avvistamenti di navi che vanno e vengono
dallo stretto di Messina e dal
porto di Gioia Tauro.
“Pronto capitaneria di Bagnara
Calabra? Qui imbarcazione AB1234D
chiediamo il permesso di ormeggiare
al transito, passo”
“ Passate sul canale 08 cambio”
Passo sull’8 e mi dicono che loro
sono di Reggio Calabria,
mi danno il numero del gestore del
porto perché non sanno dirmi se c’è posto.
Arrivo stressante a Bagnara
Calabra, il GPS indicava il porto al centro della città
ma in realtà era parecchio più a
nord e fuori dall’abitato.
La carta elettronica che ho nel
computer non è aggiornata, avrei dovuto farla settare da Alvaro
ma mi sono scordato e lui è partito
per la Grecia
per cui ho solo una carta
approssimativa,
stasera provo a smanettare un po’ e
vediamo se riesco ad aggiornarla da solo.
Arriviamo alle otto e un quarto,
vedo all’ultimo momento il ponte di una spadara
Max mi urla e faccio appena in
tempo a schivarlo.
Alla banchina cerco di mettere
dritta la barca ma non ci riesco
Giro il timone per un verso ma lei va come le pare
Giro il timone per un verso ma lei va come le pare
dò gas ma va storta, rischio di
andare contro un'altra barca,
mi volto e vedo Max che mi sta
trattenendo col mezzo marinaio contro una barca di fianco
“ Cosa fai?”
“Ti aiuto a ormeggiare”
Ecco perché non riuscivo a governarla! Il vaffanculo l’ho solo pensato,
giuro.
Percorse altre 104 miglia che in
totale fanno 287.2
Il porto non sarebbe male, Rocco
cerca invano di tenerlo pulito
ma l’immondezza è troppa e lui
riesce a rendere decente solo intorno al suo ufficio.
40 euri e, grande sorpresa, con
ricevuta!
Alle nove chiamo Paolini, Max
cucina riso di Venere con qualcos’altro che sarà pronto per il pranzo.
“Ne butto giù mezzo chilo?”
“Hai intenzione di invitare
parecchia gente?”
“Dai, almeno per qualche giorno non
cucino più”
“Fà come ti pare”
Andiamo in paese per una strada che
non finisce mai
sotto un sole che ammazza, vedo
l’insegna di un barbiere e mi infilo nel negozio
Sciampo e taglio corto eseguito da
maestro coiffeur, c'è l'aria condizionata e fan dieci euri
(con quello che pago a casa mi
conviene venire giù tutti i mesi).
Compro frutta, Max anche il
salame piccante e una sporta di limoni (mai mangiati)
che adesso giacciono nel cassetto
del frigo di casa mia
tanto che mia moglie mi ha chiesto
cosa ne facciamo in barca
“Li mettiamo nel gasolio per andare
più forte”
Non ha risposto.
Facciamo gasolio, 100 euri, manco
tanto per le miglia che abbiamo fatto.
Troviamo uno che ci informa su
quanto sia difficile attraversare lo Stretto di Messina
lui dice di essere esperto e ci
mette in guardia sulle fortissime correnti, le maree,
il vento contro o a favore, i
mulinelli, le navi in transito, i traghetti e i pescherecci;
peggio che attraversare a nuoto il
Rio delle Amazzoni schivando i piranha!
Sopra il porto c’è una pizzeria e
Max si intigna che vuole andare a mangiare lì,
il riso di Venere può aspettare.
Mi lascio convincere e andiamo,
mentre stiamo mangiando due vespe gli girano attorno
lui le scansa con le mani e alla
fine una lo pizzica,
si divincola, ribalta il bicchiere di birra sulla pizza
e fa cadere la sedia cacciando un
urlo bestiale
che mi ricorda i film di Tarzan di
quando ero bambino.
Arriva la cameriera che mette la
sua pizza sul davanzale in modo che le vespe vadano colà
e a lui porta un’altra birra e
un’altra pizza.
Luciano telefona a Max e dice che
vorrebbe essere con noi,
al telefono si sente che litiga con
la moglie che non vuole mandarlo.
Prima di andare a letto smanetto al
computer e scopro che a Scilla c’è un approdo,
se l’avessi visto prima saremmo
andati là e domani avremmo risparmiato due ore.
Lasciamo Bagnara Calabra alle 8 e
35 per incominciare l’avventura dello stretto.
Alle nove chiamo Paolini. Marea
montante quindi mare contro,
incontrato qualche nave, una
manciata di traghetti e una spadara che ci gira intorno.
Sul canale 16 ci dicono di tenerci
distanti da un convoglio militare in transito,
per il resto tutto tranquillo.
Vento scarso, si va di motore e sola randa.
Fusa la presa (cinese) del mio
computer che aveva un fusibile grosso come un chiodo,
fatto attacco di fortuna con un
fusibile adatto.
Riso di Venere a pranzo, leggo sul
computer che è anche afrodisiaco,
qui siamo solo io e Max, sono preoccupato.
Si risale la parte sud della
Calabria passando davanti a paesi desolati
davanti a colline bruciate dal sole
e Max mi chiede cosa fanno qui
“Come campa sta gente, cosa fanno
qui che non c’è niente?!”
“Qui c’è la maggior espressione del
Made in Italy, qui la gente lavora giorno e notte,
soprattutto di notte, per produrre
il più grande manufatto italiano che il mondo possa apprezzare,
qui si fabbricano emigranti, li
fanno a frotte, magari ultimamente c’è un po’ di stasi
e qualche avanzo rimane in
magazzino, ma c’è stato un momento in cui
era il maggior prodotto che
l’Italia potesse esportare.”
Eppure anche qui hanno lavorato,
hanno costruito strade, case, barriere frangiflutti
e anche ponti e ferrovie e dal mare
si vede tutta una distesa di cemento.
Lui sta lì con gli occhi
appiccicati al binocolo
e dice che i ponti ci sono ma non
vede neanche un fiume
“E dagli tempo poretti, adesso
finiscono i ponti e poi faranno anche i fiumi”
In realtà è davvero tutta una
colata di cemento, case, strade e ferrovia
a ridosso del mare e per difendersi
dalle mareggiate hanno tirato su muri di calcestruzzo
e riempito il mare di frangiflutti
rovinando irrimediabilmente un paesaggio
del quale nessuno di loro aveva
diritto di impossessarsi perché era anche mio,
è una questione culturale? Dicono
di si, ma a me più che cultura mi pare una idiozia
anche più avanti, nella costa
pugliese, in quella abruzzese e marchigiana
mi accorgerò che la difesa del paesaggio è cosa del
tutto sconosciuta,
ed è anche una rottura di scatole in meno per i
sindaci: più case uguale più lavoro
uguale più entrate per il comune
meno gente che vuole sussidi.
Si fa sera e ormeggiamo all’ancora
davanti a Bova Marina, si cena,
io mangio di nuovo quello schifo di
riso nero che pare sia fatto con le cacche di topo
c’ha messo tre scatolette di tonno,
zenzero, olive sott’aceto
e una scatoletta di fagioli che non
c’entra niente e cipolla di Tropea,
lui non lo vuole e mangia insalata
e salame piccante,
fa rumore con le labbra, passi che
lo si faccia coi denti masticando sedano
ma con le labbra… ogni tanto dice
“Buono” a bocca piena
e s’abbuffa di vino e quant’altro
riesce ad arraffare e si stupisce perché io mangio poco.
Durante tutti sti giorni non fa
altro che mangiare
ogni tanto lo vedo con la testa
infilata nel frigo che prende roba
beve acqua a fiumi (col caldo che
c’è fa benissimo) e ogni tanto va in bagno
e piscia da in piedi anche con mare mosso.
non lo vedo mica bene il seguito della convivenza :D
RispondiEliminaA Natale regala al tuo amico Max un corso di cucina tradizionale... quella creativa è già sua.
RispondiEliminaTi ha soddisfatto la barca?
Ciao navigatore... :)
Ciao Paolo! Dopo aver letto la 3a puntata mi meraviglio che tu sia riuscito a tornare a casa sano e salvo. Ma non dovevi andare in Sardegna
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