venerdì 30 ottobre 2020

Lorenzo

 

Romano ogni tanto me lo diceva che tra i suoi allievi c’era uno

che mi mandava i saluti ma non voleva dirmi chi era

“Adesso gli chiedo se ti posso dire chi è poi ti faccio sapere”

e un giorno mi dice che Lorenzo s’era perfino arrabbiato

che Romano non m’aveva fatto il suo nome.

Romano tutti i mercoledì pomeriggio andava a insegnare disegno

nel carcere e lì aveva come allievo Lorenzo

e quando ha saputo che eravamo amici si è raccomandato che mi salutasse.

“E’ bravo, disegna anche bene ma è stanco,

moralmente a terra e non c’è verso di dargli un po’ di vita”

Lorenzo è amico di mio fratello, hanno la stessa età

ma casa di mamma è sempre stato un porto di mare

un andirivieni di ragazzi giorno e notte che quella poveretta

non capiva più manco quali erano i figli suoi

e non li riconosceva manco dai vestiti che ce li scambiavamo

fra tutti che non si capiva più niente.

Vent’anni di droga lasciano il segno

e lui non era neanche la prima volta che andava dentro

perché veniva beccato con la roba da vendere,

d’altra parte come dovrebbe fare un povero Cristo

che non ha un quattrino e che s’è trovato invischiato

in quella melma; compra, vende e con quel che resta si fà.

Ma quanto si va avanti? Non so quanto può durare una vita così

ma certo non si può misurare col mio metro

queste cose ognuno le sa per se.

Per continuare ci vuole pelo sullo stomaco e lui è sempre stato uno buono,

caduto per caso in una trappola cominciando tra risate

e cannoni  notturni per arrivare a consumi più tosti,

un tragitto che hanno fatto in tanti e che se in principio

può soddisfare, dare coraggio e far superare

quella timidezza che ha sempre avuto

 poi diventa una gabbia da cui non si esce

e lui chissà quante volte ha provato a scappar via

ma da soli è impossibile e a Lorenzo che a quarant’anni

ne ha già fatte di tutti i colori per sopravvivere chi vuoi che l’aiuti.

Arrivato tardi da una madre che adesso piange disgrazia

e da un padre appuntato carabiniere senza carriera,

sto figlio cresce e si accorge che non è questa la famiglia che vorrebbe

perché un adolescente vorrebbe un padre vivo

ma i padri son fatti come sono e i figli non se li scelgono

altrimenti io non so mica se avrei scelto il mio

e chissà se i miei avrebbero scelto me, son domande che vengono

a galla quando si hanno tra le mani queste storie

e per la verità per chiedermelo non ho bisogno di storie,

mi capita ogni tanto di farmi sta domanda e risposta non c’è.

Gli sarebbe bastata un po’ di fiducia, un lavoro sicuro,

“ma la fiducia si da solo a chi la merita”

come se non si potesse darla a uno che ne ha bisogno.

Siamo capaci di mettere capitali immensi in mano a degli emeriti farabutti

e non diamo un minimo di fiducia a uno che ne soffre la mancanza

è vero che lui è caduto, anche troppe volte

ma una stampella che ci vorrebbe a dargliela

e invece lasciamo che cammini rasente ai muri

e ad ogni capitombolo “ l’’avevo detto io..”

“Oggi l’ho visto più giù del solito,

la settimana prossima deve uscire ma non è contento per niente,

pensa, m’ha detto che vorrebbe addormentarsi e dormire per sempre”

Passano una decina di giorni, mi telefona Massimo

per faccende nostre poi mi dice che l’ha incontrato mezz’ora fa,

si son fatti una Peroni e anche qualche risata.

“Non era fatto, stava bene, e m’ha voluto abbracciare e m’ha fatto senso perché

m’ha stretto e m’ha detto che andava a dormire”.