Sandro,
volevi sapere com’era da noi? e allora te l’ho scritto
in
modo che ti fai un’idea di come si vive in paese
te
che sei sempre stato nella capitale.
Questa
è una via di mezzo tra un paese e una città , un bel paesone di provincia che
conta nove o dieci mila abitanti, dove ci sono tredici chiese e sedici bar.
Il
bar qui è un prolungamento del soggiorno di casa, tutti passano da lì almeno
una volta al giorno, magari solo per metterci la testa dentro ma la tappa è
sacrosanta.
Il
bar di Cucci è in piazza e la piazza è un altro luogo in cui il quotidiano
passaggio è d’obbligo
tant’è
vero che per darsi appuntamento si fissa solo l’orario, il posto si sa.
I
fratelli Cucci sono due ragazzoni che, tornati dall’estero hanno comprato il
bar,
è
bello, esposto sud est e le mattine di primavera i pensionati stanno seduti di
fuori
a
godersi il primo sole, è ben tenuto e pulito, l’hanno rifatto qualche tempo fa
e per
pagarlo alla svelta hanno smesso di fare gli scontrini.
Apre
alle cinque e mezza di mattina perché a quell’ora passano due tartufari e un
cacciatore
e per
il vecchio Cucci sarebbe un delitto
perdere quei tre caffè,
la
serranda è alzata per un metro circa e il vecchio tiene la scopa in mano
perché
se entra qualche ficcanaso vede che lui sta pulendo.
Dopo,
in mattinata arrivano i figli e gli danno il cambio.
I
fratelli si assomigliano solo fisicamente, uno, Silvio espansivo e sorridente,
l’altro,
Renzo, non ride mai e quando ti da il resto te lo da tanto a malincuore
che
ti viene voglia di lasciarglielo. In ogni caso gli scontrini non te li danno
nessuno dei due,
manco
se ti sgozzi sul bancone.
Alle
undici arriva il romanetto (ha una fabbrica di confezioni ma non ci va quasi
mai tanto c’è la capo operaia che la manda avanti), è in paese da cinquant’anni
ma ancora fa finta di parlare romano, si mette al bancone con Marcello (che di
mestiere vende i cateteri agli ospedali),
Oscaretto
(bidello fungaio e grande pescatore di tutto, anche di gamberi di fiume
che se
ti prendono i guardapesca ti fanno un culo come un’ora di notte),
Valter
Denti che si chiama così, per nome e cognome e fa il meccanico dentista
e
ancora va a correre con la moto per i monti
e
stacca la targa per non farsi riconoscere dalle guardie ecologiche,
Uliano
(che indovina per chi votava il padre), mio fratello e qualche altro
occasionale
tra
cui io, (ma ormai che sono fuori non vado quasi più).
Quando
si è fatto un numero congruo,
si
incomincia il giro dei prosecchi, se ne paga un giro a testa e insieme a Silvio
si
tira fino alle una, abbuffandosi di noccioline patatine e pizzette.
Il
mercoledì che è giorno di mercato si cambia, Valter Denti
che
ha il padre che vende il pesce vecchio (quello fresco non sa di niente) porta
la frittura,
(da
fritto il pesce puzza meno) il prosecco no, quello non cambia mai.
Una
volta uno di fuori, amico di qualcuno, ha chiesto un caffè,
non
solo Silvio non gliel’ha dato, ma per poco non lo buttano nella vasca di piazza
perché
il caffè si beve fino alle dieci e solo al bancone, non nella saletta,
dopo c’è il prosecco!.
Verso mezzogiorno vengono gli impiegati del comune a prendere l’aperitivo
dopo c’è il prosecco!.
Verso mezzogiorno vengono gli impiegati del comune a prendere l’aperitivo
e
raccontano i fatti di tutti, i segreti prendono il volo e fanno il giro della
città.
Il
bar dei Cucci è grande, di sotto ha due sale e sono sempre piene di gente,
d’inverno,
quando non si può stare fuori fanno andar via i più antipatici,
non
gli danno da bere e gli dicono di andare da Berti, l’altro bar di piazza.
Le
mattine d’estate, invece, la gente sta fuori sotto i due tendoni
che
di pomeriggio si tirano su perché il sole è andato via.
Ogni
tanto i ragazzi più scalmanati prendono qualcuno di sorpresa
e lo buttano nella vasca che è in mezzo alla piazza,
e lo buttano nella vasca che è in mezzo alla piazza,
una
volta la funzione era molto frequente tanto che il sindaco la fece vuotare
e per
poco non perde le elezioni.
Il
primo pomeriggio c’è il padre e noi non andiamo mai, solo d’estate,
quando
a casa le mogli ti annoiano, ti vieni a rifugiare da Cucci
e
stai li fuori mezzo assonnato a far finta di leggere il giornale
per
non farti rompere le scatole da nessuno.
Nelle
prime ore del pomeriggio vanno a giocare a ramino sempre i soliti quattro o
cinque,
vanno di sopra dove non li vede nessuno e ci
stanno fino a cena,
poi
tornano e vanno avanti fino a mezzanotte.
Tra loro c’è il comandante dei vigili al quale
davano tutti del ”lei” e gli dicevano
“Lei
comandante di carte non capisce un cazzo”,
questo succedeva prima che andasse in pensione,
ora che è pensionato non ci giocano più perché non c’è più gusto a mandarlo affanculo.
questo succedeva prima che andasse in pensione,
ora che è pensionato non ci giocano più perché non c’è più gusto a mandarlo affanculo.
Dalle
sei del pomeriggio si ricomincia solo che al posto dei prosecchi c’è la birra,
ma
non si consuma molto perché non è bello farsi vedere in mezzo a piazza a bere
e
allora si va all’ACLI, nella via dietro, che hanno il vino buono ed è più
riservato
o da
Squaquà a farsi una Cères, ogni tanto si torna da Cucci quasi per paura di
perdere il posto,
si
fanno due chiacchiere con quelli che sono li e poi si riparte.
Sulla
porta c’è sempre qualcuno che sta li come una sentinella
e
quando passa la bonona di turno mette dentro la testa e dice “arriva”,
è
come un allarme, tutti, maschi e femmine si trasferiscono fuori a guardala
passare in silenzio finché gira l’angolo della via e allora il silenzio si
rompe e cominciano i commenti,
ognuno
svela le cose più assurde che vorrebbe fare con quella cristiana.
D’estate,
la sera dopo cena, mettono fuori i tavoli e occupano un terzo della piazza
anche
se pagano 3 metri
quadri di occupazione del suolo pubblico,
c’è
sempre qualche aiutante, di solito parenti, che costano meno
tu
ordini qualcosa e se tarda e ti lamenti ti rispondono che sei li perché hai
tempo da perdere
e
allora perdilo senza rompere i coglioni altrimenti vai da Berti.
Una
estate hanno fatto arrivare il gelato di soia e lo volevano dare a tutti
ma
siccome ci eravamo passati la voce non lo comprava nessuno
e si
arrivava al bar leccando il gelato di un altro, i Cucci erano incazzati neri
e non
ci si poteva più parlare, quando ci vedevano arrivare col gelato ti dicevano
che
non capivi una mazza perché la soia fa bene e non ingrassa.
Abbiamo
riso due mesi di fila.
La
televisione dai Cucci è importante, era un cimelio fino a pochi anni fa
ma
poi si è rotta e allora volevano fare una colletta per rifarla nuova
ma
poi si sono accorti che stavano esagerando e allora l’hanno pagata loro.
E’ un
ventun pollici, tanto più grande non serve e sta sotto la scala
che
porta di sopra, è talmente in alto che se la vuoi vedere è meglio stare in
piedi
sennò
ti viene il torcicollo, per cambiare canale tocca fare domanda in carta bollata
e se
c’è il padre ti risponde che a quell’ora non danno nessun programma decente,
meglio
se sta spenta.
I
fratelli Cucci vanno in vacanza a Settembre, tutti insieme e sempre in
Sardegna,
abbiamo
sempre sospettato che affittano un nuraghe e ci si infilano dentro loro, le
mogli e i figli.
Il
bar resta chiuso ma le sedie stanno fuori perché in paese non si può cambiare
bar,
se
vai in un altro ti senti come forestiero in casa,
la compagnia non è la stessa e così non è bello
la compagnia non è la stessa e così non è bello
e poi
quando tornano i Cucci ti guardano come un traditore.
Il
bar è un posto speciale, quando compri casa, prima chiedi consiglio al bar,
per
la macchina uguale, se poi fai di testa tua sei un idiota,
non
puoi chiedere consiglio e poi non lo segui!
Li si organizzano le “godiole” che sono delle cene
solitamente sono a base di cacciagione che riporta il romanetto
Li si organizzano le “godiole” che sono delle cene
solitamente sono a base di cacciagione che riporta il romanetto
dalla
Russia o dalla Spagna, io manco quasi sempre, e anche mio fratello non c’è
spesso
ma la
godiola la vanno a fare nel fondo di mia madre che da tempo ha gettato la
spugna,
la
chiave sta sotto il mattone, sullo scalino, loro arrivano, aprono fanno i cazzi
loro
e poi
se ne vanno e il giorno dopo mio fratello manda moglie e figlie
a
dare una sistemata e a lavare i piatti che è roba da donne.
Mi
viene in mente ora che quando ero soldato
i miei amici andavano a giocare a certe in camera mia
e mamma si alzava in vestaglia per cacciarli di casa ma loro insistevano
i miei amici andavano a giocare a certe in camera mia
e mamma si alzava in vestaglia per cacciarli di casa ma loro insistevano
e
rimanevano li fino alle due di notte,
quella poveretta non ha mai saputo cos’era la praivasi
quella poveretta non ha mai saputo cos’era la praivasi
ma ho
il sospetto che in fondo non fosse poi tanto dispiaciuta.
Li,
al bar, si organizza e si stabilisce il percorso del “rallì dei gallinacci”,
una corsa
coi quarantotto (cinquantini) che ci vede passare a rottadicollo per le
campagne
pieni
di vino, sono più di vent’anni che la facciamo e st’anno non c’ero
perchè è da troppo poco che ho avuto l'infarto e quelli di casa s'incazzano.
perchè è da troppo poco che ho avuto l'infarto e quelli di casa s'incazzano.
Al
bar non c’è una distinzione tra giovani e anziani, non esistono generazioni,
tutti
si conoscono e trovi sempre uno con cui parlare,
è un
bel posto e l’essere distante a volte mi rattrista,
ormai
sono vecchio e sono stato fuori così tanto che c’ho fatto l’abitudine,
ripenso
sempre volentieri al bar anche quando era di Paolo
e
Bruno Totti, il vecchio padrone, grande amico di senatori DC,
che
quando si incazzava diceva sempre ”vvivaddio! Ti mando in Sardegna!”
e una volta a un carabiniere ce l’ha mandato per davvero.
e una volta a un carabiniere ce l’ha mandato per davvero.
Questo
è il bar di Cucci, ognuno ha il suo,
io ho questo ed è così come te l’ho raccontato.
io ho questo ed è così come te l’ho raccontato.
Ciao