sabato 27 giugno 2020

Milone



Milone lo chiamavamo così perché diceva sempre che aveva un m-l-n
e siccome era muto veniva fuori un suono che non si capiva
erano i soldi, un milione (di lire) che gli aveva messo da parte il nonno
e che alla sua morte li avrebbe presi di sicuro il padre
per metterli nel cassetto dell’osteria della Rossa.
A casa sua dicevano che era scemo
ma secondo me pareva scemo perché era muto
e quella volta in campagna chi non poteva parlare
era trattato da scemo finché non lo diventava davvero
Gli piaceva bere fino ad ubriacarsi
ma non come quelli che bevevano perché erano disperati,
lui beveva perché da ubriaco riceveva più attenzioni
dal gruppo di disperati che, ubriachi anche loro,
lo maltrattavano per vendicarsi dei maltrattamenti subiti.
Una bella fortuna per quei meschini avere un capro espiatorio 
così bello per sfogare le loro bassezze!
 “Milone se t’infilzi l’ago nella lingua ti pago un bicchiere”
e lui s’infilzava e beveva,
“Milone se..  ti pago un bicchiere”
e lui faceva e beveva
Questa non è la cattiveria umana che porta a far del male a un povero Cristo,
non è bullismo o inclinazione alla tortura, è la reazione ai torti subiti,
è la conseguenza dell’impotenza di fronte alle angherie quotidiane,
la reazione alla consapevolezza della impossibilità di alzare la testa
perché a casa ci sono bocche da sfamare
è la dignità che tutti i giorni viene messa da parte per un pezzo di pane.
Non credo che siano condannabili quelli che fanno di Milone
un burattino, in fondo non lo stanno umiliando
Milone e i suoi “amici” alla fine sono funzionali gli uni all’altro.
A volte, ma raramente, la Rossa s’incazzava e faceva finire gli “scherzi”
ma in fondo il vino doveva pur venderlo
e così anche lei aveva la sua bella giustificazione per tacere.
Milone ride felice perché il suo mimare e la voce che esce muta
rallegra la compagnia ma poi quando la serata è finita
e lui ormai solo ulula tra i vicoli o quando nel campo il padre lo prende a sassate
perché non fa bene quel che deve, cosa pensa Milone?
Quando vedo Milone mi chiedo ma quali pensieri ha uno scemo?
Venendo in paese cerca forse qualcosa che gli manca a a casa?
Perché a lui non riusciamo a dare quel poco di affetto che vorrebbe
e che in fondo meriterebbe anche?
Ecco, io davanti a Milone non riesco a ridere a squarciagola,
a me viene un sorriso, gli dò una pacca e lo lascio agli altri
e a volte mi rincorre baciando due dita per mimare una sigaretta
“Tieni Milone, prendile tutte tanto è tardi e vado a letto”
e vorrei dargli altro ma non ne ho manco per me.
Era di Monte Peruzzo Milone e scendeva in paese tre o quattro volte a settimana,
stava sù tutta la notte ululando cose incomprensibili per i vicoli
finché gli gridavano dietro gli spazzini per mandarlo a casa
allora si faceva quei sei o sette chilometri
oppure dormiva in qualche fienile per la strada
a volte la fortuna gli faceva trovare Scutin che andava a prendere la spazzatura
in campagna e allora poteva tornare con lui a bordo dell’ape  
e rideva felice in piedi sul predellino dietro il cassone dell'immondezza
Milone andava a fare le scopertelle,
come si direbbe il lingua corrente faceva il guardone
le ragazze urlavano impaurite a vedere
quella faccia appiccicata fuori dal finestrino
e allora a noi ci toccava scendere a pregarlo di andar via
“Milone dai va via”
“Nn facc nnt, n puurrr (non faccio niente, no paura) ”
“Dai Milone ti do una sigaretta” gli davi una sigaretta e lui s’incamminava
salvo ritrovarlo subito dopo ancora  attaccato al finestrino
che ti faceva il cenno di accendere gli davi anche i cerini
e lui scappava saltando felice.
Poi la notte veniva in piazza a raccontare quello che aveva visto
e lo raccontava con una mimica che non permetteva equivoci
accompagnata da suoni ed esclamazioni che parevano i sottotitoli di un film
e i racconti finivano sempre mimando una sega che s’era fatto
a dimostrazione del fatto che quando non hai nienmte ti adatti a quel che c'è
e a me pareva il sintomo di una gran solitudine
mentre lui invece saltava felice tra i tavoli fuori  dal bar.
Non ho mai visto nessuno così felice per una sega.
Non c’è più Milone, se n’è andato come se ne vanno gli scemi dei paesi
senza sapere perché o per come, senza una visita da uno specialista
che tanto a che serve visitare uno scemo, 
che figura ci facciamo a  portarlo in giro dai dottori e professori 
che costano anche un sacco di soldi;
di lui si dice che aveva la febbre ma si alzava lo stesso di notte
e girava per l’aia che ormai nessuno ci faceva più caso
chissà cosa cercava in quello sterrato chiuso
tra il capanno del trattore e la casa,
una spianata di terra con attrezzi sparsi dappertutto,
con parti di trattore ammucchiate e ciotole di avanzi,
con le galline che razzolavano beccando qua e là
raspando ogni filo d'erba che avesse il coraggio di nascere
tanto che pareva fossero loro gli unici essere ragionanti del posto.
Cosa vuoi che cerca, non lo sa manco lui, ulula e sveglia tutti
e la madre che in camicia da notte 
lo va a raccattare per riportarlo a letto
e lo chiama ancora "fiol mia" a cinquant'anni.
Però una mattina lo trovarono morto sullo scalino di casa
morto di che non si sa. 
Morto di morte che tanto era scemo
e Dio se l’è preso per liberare lui e noi.