sabato 9 gennaio 2021

Gavriel


Uno può pensare che il posto più normale per conoscere un chirurgo

sia un ospedale e sarebbe un peccato dargli torto

e difatti a Gavriel è proprio lì che l’ho conosciuto,

ma non nelle sale delle funzioni professionali ma nel bar;

ero seduto a prendere un caffè e lui mi ha chiesto se poteva sedersi

ho alzato la testa dal kindle e ho visto che gli altri tavoli erano pieni
“Certo” “Grazie”

“Che mestiere fa?“ “Il medico”

“Ma va? Intendevo che medico è, che è dottore si vede dal zinale bianco”

“Chirurgia. Lei perché è qui”

E allora si comincia a discorrere, poi a ora di pranzo

ci si ritrova nel ristorantino appena fuori dall’ospedale.

Ci si incontra per qualche giorno all’ora del caffè e all’ora di pranzo

 e gli prometto una uscita in barca per la domenica dopo.

La gente si incontra ma non si trova e invece pare che noi ci si sia trovati

si direbbe empatia che è una parola venuta fuori sti ultimi anni

che certo c’era da parecchio ma oggi la dicono anche gli analfabeti

e una volta si diceva che ci si capisce anche con poche parole.

E allora la pizza con signore del sabato sera, uscite in barca,

domenica pomeriggio a casa sua in piscina

e alla via così, “Domenica ti porto a vedere la nostra sinagoga, a proposito anche da voi ce n’è una ma so che è sempre chiusa …”

Si alza a prendere una scatola dalla libreria e poi si siede dietro la scrivania.

“Sono ormai diversi anni che ci conosciamo e mi pare che sia da sempre, c’è una cosa che ho tenuto sempre per me ma ultimamente ho dei dubbi se al momento quel che ho fatto mi sembrava giusto

oggi lo vedo diversamente e … insomma mi pare giusto ragionarci in due”

Apre la scatola e  mi fa vedere un pezzetto di pelle,

un rettangolo un po’ incartocciato, lo guardo, lui me lo gira

e si vedono delle cifre un po’ sbiadite.

“Quando mio padre morì ritagliai questo pezzo di pelle dal suo braccio,

noi siamo ebrei ma lui non era mai stato proprio convinto,

era una via di mezzo tra la tradizione ebraica e l’agnostia,

staccando questo pezzetto volevo tenere per me

la parte di lui che poteva ricordarmi la sua sofferenza maggiore,

certo, potevo fare a meno di questa cosa

ma continuare a vivere sapendo che in questo studio

c’era ancora una parte di lui mi dava più forza

perché, vedi, noi siamo stati altro che padre e figlio,

sono diventato chirurgo perché lo era lui

anche se non ero proprio convinto di fare il dottore

abbiamo passato ore e ore in questo studio a parlare

del nostro lavoro, dei pazienti dei loro malanni e di cosa fare,

a confrontarci e anche a imparare a stimarci,

io riconosco di essere un bravo chirurgo

e per la verità lo riconoscono anche gli altri

ma non sarei stato nessuno se non ci fosse stato con lui

quel legame speciale che ci ha visti uniti in questa professione.

Adesso  ho un’età per la quale penso spesso

se sia giusto che lasci ai miei figli questa incombenza,

trasmettergli cioè il simbolo di una sofferenza causata dall’odio

che potrebbe essere motivo di nuovo odio da parte loro.

Mi chiedo se sia ora di voltare le pagine dell’esperienza

per far si che si possano aprire solo quelle della storia.

Insomma è meglio che i miei figli possano dire

c’era anche mio nonno con la eventualità che possano continuare

a odiare chi ha commesso questi crimini

oppure che leggano quel che è successo dai libri di storia

senza essere coinvolti come discendenti?”

Alza la testa e mi guarda come se adesso io dovessi dare

una risposta immediata mentre io invece sto pensando

 al rapporto che quest’uomo ha avuto col padre

che poi è lo stesso che avrei voluto avere io e magari tanta altra gente

mentre come figlio non ho potuto e come padre non ci son riuscito

e adesso non so che figlio avrei potuto essere

 e soprattutto che padre sono stato

ma alla fine a cosa serve chiederselo e a cosa serve

darsi una risposta se poi non c’è verso che s’arrivi a un rimedio

ammesso che rimediare adesso abbia un senso.

“Senti Gavriel, te mi metti a parte di ste tue faccende

e adesso ti aspetti anche una risposta

che non riuscirebbe a darti un filosofo e la vuoi da me

che ho la terra sotto le unghie, io non lo so che cosa sia giusto,

so però che se la risposta non la trovi da solo non sarà una risposta,

queste cose si capiscono quando ci ragioni senza avere per la testa

altre faccende e intorno altra gente che t’impiccia.

Quando però l’avrai deciso mettila subito in pratica

altrimenti ti rovini la vita dietro a sta roba qui”.

Ormai di tempo n’è passato

lui non me l’ha detto e io non gliel’ho chiesto

quando avrà voglia mi dirà cosa ha deciso,

per adesso si va in barca, in piscina e a mangiar pizze con signore.