sarebbe stata lì le ore se non ci si inventava una scusa per smettere
ma più in là non si riusciva ad andarci,
avrebbe tenuto a bada anche una piovra,
ormai c’aveva baciato tutti, ma nessuno che potesse dire come era fatta sotto,
finché un giorno, tornando al paese mi dicono che s’è sposata con Aldino
“Ma se non l’aveva manco mai baciato!”
E’ domenica e sono al paese, sto salendo verso la piazza mentre esce la messa
e incontro la Giuseppina e Aldino: grandi saluti e abbracci,
si passeggia un po’ per la piazza e mi invitano a pranzo.
Per la verità m’invita la Giuseppina , io rifiuto un po’ e poi cedo alle insistenze.
Si va verso casa e si entra dalla porticina ritagliata nel portone
Dritto davanti a noi, dopo il cortiletto, c’è il portico con la vetrata
di ferro e i vetri fissati con lo stucco rosso.
Non è cambiato niente, nemmeno lo stucco che adesso è indurito,
ma una volta andava bene per fare le palline da tirare col cannello della bic
Il portico è formato da cinque archi: in quello di mezzo si entra
e nei due laterali sono ricavati due salottini con poltroncine e divani di vimini
“Che bello, è come una volta!”
“No, le poltroncine le ho cambiate una decina di anni fa
perché le avevate ridotte un cencio” dice la Giuseppina
“Aldino, mangiamo qui!?”
E’ più un ordine che una domanda.
“Va bene Giuseppina” risponde lento lento.
Mentre lui prepara il tavolo io e lei andiamo in giro per la casa
e mi mostra lo studio, le tre camere di sopra con un bagno ognuna
e alla fine il giardino e l’orto di Aldino,
con le stie dei piccioni che non si ammazzano mai perché servono per la cacca
e intanto parliamo di loro, lei che insegna lettere,
Aldino che bada agli affitti al podere e all’orto e governa la casa, pasti compresi.
I figli fuori a studiare, uno fa filosofia alla Sorbona
e l’altra studia a Milano, non ricordo ne’ cosa ne’dove,
“C’è toccato comprare un buco a Parigi
altrimenti spendevamo una fortuna a farlo studiare
quando avrà finito lo rivendiamo…”
“Aldino è gelosissimo e starà già scalpitando che da un pezzo non ci vede”
“Ma davvero?”
“Si, non abbiamo mai invitato nessuno della vecchia compagnia perché è geloso”
Mentre torniamo in cucina mi racconta che Aldino
non è poi quel misantropo che conoscevamo da ragazzi
pare che faccia tutto con lentezza, ma gli riesce di fare tutto,
è socievole, ma sta bene anche da solo, anzi, forse sta meglio,
tutte le sere alle sei e mezza va al bar, prende l’aperitivo seduto fuori
e alle otto torna a casa e racconta quel che ha visto,
soprattutto quello che ha intuito guardando la gente
“E puoi star tranquillo che c’indovina,
lui li guarda ben bene, valuta tutto, vestiti scarpe compagnia…
poi viene a casa e sentenzia”
“Non fa vita sociale perché ha paura di essere messo in disparte
e anche per gelosia ma io gli voglio bene così com’è”
Mentre si mangia parliamo di noi poi anche della salute
e ad un certo punto mi viene un lampo e dico
“Ve l’hanno detto che sono diventato impotente?”
“Ma dai... ma come è successo?”
“Quando feci un viaggio in India presi appuntamento da un guru e mancai all’incontro,
quando arrivai un paio di giorni dopo non mi ricevette
e io lo mandai a quel paese con un bel gesto del braccio,
lui capì e si mise a gesticolare con un cero in mano;
io chiesi alla guida cosa facesse e lui mi disse che mi stava rendendo impotente
da quella volta, un paio di anni fa …”
“ Ma i dottori che dicono?”
“Niente, è una questione psicologica,
la guida ha detto che mi passa quando il guru muore
e io ogni mese telefono alla guida, ma sai com’è,
sti cazzo di guru campano come elefanti!”
“Mannaggia, andresti bene per me, lo sai che lui tutti i giovedì e le domeniche
va a letto alle nove e aspetta che salgo, uno stress che non ti dico,
se poi tardo si incazza pure”
Finito il pranzo Aldino ci porta il caffè, sparecchia e poi mi prende sottobraccio
e mi porta a vedere l’orto facendomi un sacco di domande
io un po’ imbarazzato rispondo e lui incalza,
poi mi mostra l’orto con l’insalata, tutta su tre file bella
precisa che pare un plotone dei suoi soldatini,
i finocchi, le carote, le pergole d’uva che d’estate fanno ombra,
ma che in autunno fanno un sacco di foglie secche…
e insomma dice che deve pensare lui a tutto
e anche alla casa pensa lui, non ci sono donne a far pulizie
“Viene una a stirare una volta la settimana”
dopo la morte dei genitori è tutto sulle sue spalle,
gli affitti da riscuotere e le faccende da sistemare.
Parla lentamente, una flemma da far venire il nervoso,
ma arriva dappertutto, sempre attento e guardingo
alto e secco da far invidia, lui fa un passo e io tre.
Adesso vado, ringrazio e Aldino dice
“Giuseppina lo accompagni tu che io lavo i piatti?”
Lei mi guarda, sorride incredula e ci avviamo al portone
“ Ma perché gli hai fatto credere quella stronzata”
“Adesso è tranquillo, non voglio mica niente,
volevo solo che lui fosse a suo agio senza essere geloso
e mi pare di esserci riuscito”
“Tu non cambi mai: sei la più grande testa di cazzo che conosca,
come avrò fatto a baciarti?”
“Avevi baciato tutti e mancavo solo io
dovevi pur finire la pagina delle figurine!
Aldino invece lo hai sposato per metterlo in copertina”
Mentre sono a cavallo della porticina sento la voce di Aldino
“Paolo torna mi raccomando torna ancora a trovarci”
“ Lo vedi che non è più geloso?”
“Fanculo tu e la sua gelosia!”.