sabato 22 dicembre 2018

Fuga dal letto


C’è un momento in cui hai paura di non farcela
o almeno non vedi la luce in fondo al tunnel,
non avrei mai pensato che sto momento arrivasse a me
e invece dopo una settimana che stavo lì a sudare
perché come antidolorifico mi avevano dato la tachipirina 1000
a tribolare perché ad ogni movimento avevo dolore alla gamba
e al polso perché l’ingessatura era troppo stretta,
è arrivata Bianca e m’ha detto “ Nonno non soffrire”,
ci sono rimasto male, la mia nipotina si preoccupava per me
mentre ancora dovevo essere io a preoccuparmi per lei.
La mattina dopo ho fatto chiamare un amico che m’ha aiutato a fare un buco nel gesso
Basta tachipirina e giù con roba pesante, basta dolore.
per rinascere s’ha da toccare il fondo.
Tempo una settimana e il gesso non c’era più,
l’ho tagliato con le forbici da elettricista e mi son messo un tutore
che m’ha imprestato mio fratello che lui per i polsi rotti è attrezzato bene.
Nel frattempo l’infermiere che sta di sopra mi ha prestato un letto con le sponde
mi ha detto che c’è morto il cognato di Salvatore Fiume l’artista
come dire che è vero che c’è già morto uno ma aveva un parente importante!
Non dormo, faccio solo pisolini svegliandomi di soprassalto
perché sogno di cadere da dirupi, da palazzi e da tutto quello che è alto,
vedo pubblicità di gente che si tuffa per arrivare fino all’amata,
io cado malamente e non arrivo mai a terra, (meno male).
Faccio fatica anche a leggere libri (ne avevo messi da parte un baule)
perché se casco in un capitolo noioso mi addormento
 e poi mi tocca ricominciare daccapo, gli audiolibri addirittura conciliano..
Avevo telefonato a Nela e lei m’ha messo in contatto con l’Amanda,
ci siamo scambiati un paio di telefonate e poi parecchi whatsapp
che m’hanno tenuto su, non credevo che mi sarebbe stato di aiuto
il contatto con chi non conoscevo di persona, per la verità io son sempre stato scettico
a considerare amici quelli che non conosco dal vivo. Sbagliavo.
A stare a letto si imparano un sacco di cose, per esempio
se st’estate trovavo i ragni vicino al pavimento adesso che è freddo
stanno lassù vicino al soffitto dove è più caldo
e io ne ho due che stanno proprio sopra la mia testa
e li seguo tutti i giorni nei loro rari e brevi spostamenti
e mi chiedo perché abbiano le gambe così lunghe se poi si spostano così poco.
I denti si sporcano più facilmente e mi tocca lavarli più spesso
perché non mi piace sentire con la lingua che non sono lisci.
Mangio poco e dimagrisco, in un mese che sono stato a letto ho perso sei chili e mezzo
a me andrebbe bene anche così ma adesso che giro per casa col “deambulatore ascellare”
sto recuperando qualche etto soprattutto perché la gente che mi viene a trovare
porta cioccolatini, torroncini e dolciumi e io faccio fatica a resistere.
Secondo me portano i cioccolatini perché quando sono stati male loro
glieli hanno portati e adesso li riciclano,
non vedo l’ora che stia male qualche amico che ho un cassetto di cioccolatini da smaltire.
Il guaio di star male per lungo tempo è che hai tua moglie sempre intorno
che se ti tiri su nel letto vuol metterti per forza la sua sciarpa di peli
che ti vanno tutti in bocca e ti tocca sputare di continuo,
poi per tutto il giorno non fa altro che chiederti se vuoi la padella
se ti può fare il bidet se hai fatto la piscia,
se è poca e non hai bevuto se è troppa “Ma quanto bevi!”
Dico queste intimità perché per la botta che ho avuto
per alcuni giorni non sono riuscito a svolgere le mie care funzioni.
La Cosetta mi telefonava per sapere se avevo fatto la cacca
“Ma che ti frega a te se la faccio o no”
“La Bruna è preoccupata perché non la fai”
“BRUNAAA ma che cazzo vai a dire in giro dei miei bisogni!”
e così si incomincia a litigare per tutte le cazzate possibili.
Adesso poi che c’è il natale vicino e io sono impedito
lei si sfoga a comprare tutto quel che può
tanto che m’ha telefonato il direttore della banca
e m’ha chiesto se stiamo comprando casa; vuol darci un mutuo.
Non sopporto di star male e essere così in balia di mia moglie
non voglio essere in balia di nessuno le grinfie degli altri mi infastidiscono
già sopporto malamente le imposizioni che mi faccio da solo, figuriamoci quelle degli altri!.
Come se non bastasse le notizie che arrivano dai giornali non sono per niente rassicuranti,
un manipolo di idioti s’è impadronito del potere e non ho capito se
siamo al livello del ‘68 quando urlavamo fantasia al potere
o siamo nelle mani di fantasiosi dementi che ci vogliono rovinare.
Ho fatto i raggi e m’hanno detto che l’acetabolo (quello rotto) va bene
e sta guarendo, per il polso ci vuole ancora parecchio
ma io so già che appena capisco che con quella mano
riesco a cambiare le marce col cavolo che resto a casa!


lunedì 17 dicembre 2018

E adesso sono qui


E adesso sono qui, nel fondo di un letto a pensare come sia successo
e più ci penso e meno me lo ricordo, c’è un buco nella memoria
ricordo solo che ho allungato una mano per prendere la maniglia
e poi mi rivedo a terra, quello che ci sta in mezzo è buio pesto.

E’ dalla mattina presto che mi son messo a preparare la barca per l’alaggio,
ho tolto le vele le ho lavate, stese e piegate per bene,
sfilato le drizze e messo da parte le scotte per lavarle,
smontato la linea d’ormeggio che non potevo lasciarla lì,
non ho neanche pranzato e quando mi hanno telefonato
per dirmi che toccava a me ho portato la barca sotto la gru.
Inutile dire che ho aspettato inutilmente quell’idiota
che aveva promesso “ Mi libero e vengo, alle due sono lì”
Son più scemo io che credo alle sue promesse,
sta di fatto che m’ha toccato fare tutto da solo
e anche adesso che ne avrei bisogno senza meno, lui non c’è.
La barca alata è sul carrello e io prendo una scala
per finire di sistemare e chiuderla che per st’inverno non la tocco più
ma ad un tratto succede tutto e io adesso non ricordo come,
mi ritrovo per terra che non riesco a dire niente,
 mi viene in mente che lì vicino c’era Massimiliano,
lo chiamo ma non esce un filo di voce poi finalmente un urlo.
E’ il suo, io riesco solo a sussurrare “La testa, la testa”
“Cos’hai alla testa”
“Non so, vedo appannato e doppio”
“Non ti muovere che chiamo qualcun altro”
Arrivano una decina e per fortuna che c’è anche Luciano,
lo convinco a caricarmi sulla macchina e portarmi al pronto soccorso.
E’ una stupidaggine ma in quel momento parevano tutti paralizzati
e nessuno chiamava il 118.
Durante il tragitto la vista migliora fino a stabilizzarsi, un bel pensiero in meno
che in quel momento era la cosa che mi preoccupava di più,
arriviamo al pronto soccorso, mi mettono su una barella
svengo dal dolore e mi svegliano a schiaffi,
vedo la mano insanguinata dell’infermiere che capisce che l’ho visto
e mi spiega che non è niente, ho un sassolino infilzato nello zigomo,
me lo toglie con un paio di pinze che se faceva con le mani faceva meno male.
TAC, raggi e polso ingessato, mi hanno cambiato letto almeno 4 volte
e ogni volta era come se mi dessero martellate al bacino e alla fine la promessa che
“Appena arriva una ambulanza ti portiamo a casa tanto col bacino rotto
non possiamo farci niente, devi stare un mese a letto e basta”
Luciano è rimasto sempre con me finché alle dieci non è arrivato Michele.
L’ambulanza arriva a mezzanotte passata, manco dovessimo andare in discoteca,
arrivo a casa alle una e venti.
E’ stato il viaggio peggiore della mia vita, non ho ancora capito se l’autista
andava in cerca delle buche sulla strada o erano le ruote dell’ambulanza che erano ovali,
prendeva le curve più veloce che i rettilinei e io non riuscivo a tenermi
una tribolazione che manco Torquemada avrebbe potuto far peggio.
Arrivati a casa Michele tira fuori un antidolorifico che dovevo prendere un’ora fa.
L’avrei ammazzato! “Hanno detto di non esagerare che è un oppiaceo”
Lo prendo sperando che mi faccia capire che stavo vivendo un sogno,
no, per una volta che volevo sognare è tutto vero,
fortuna che dopo poco mi addormento.
…Segue…