lunedì 18 settembre 2017

Primo giorno di scuola



Allora da adesso si comincia una storia
che dovrebbe andare avanti per 13 o 17 anni,
la Bianca va a scuola, fa la prima elementare.
Le operazioni di ingaggio cominciavano alle otto e un quarto,
alle sette e tre quarti eravamo già lì perché la Meg aveva paura di far tardi,
(ha sempre paura di far tardi, quando si va a Bologna in treno
comincia a prepararsi a Rimini anche se siamo partiti da solo un quarto d'ora)
dopo qualche minuto è arrivata la Bianca
che siccome vedeva poca gente intorno ha chiesto alla madre:
“Sei sicura che non siamo arrivati un po’ presto?”
Era bellissima la cocca di nonno dentro il suo grembiulino azzurro,
sorrideva ma lo faceva più per tranquillizzare noi che per vera felicità
aveva quel sorriso che ha chi si sente a disagio e non lo vuol far sapere,
anzi, io che la conosco bene l’ho vista anche un po’ preoccupata
ma ho fatto finta di credere che lei fosse felice,
in fondo i nonni possono anche far finta di essere tonti quando non lo sono davvero.
Appena ho visto lo zaino ho avuto il sospetto che dentro ci fosse la sorella
ma lei che forse aveva capito che mi sembrava troppo grande
per fugare i miei sospetti c’ha fatto vedere tutte le cose che c’erano dentro
contenta, sta volta, di avere tutte quelle robe nuove.
Già per strada il padre m’ha rinfacciato che al suo primo giorno di scuola io non c’ero
“Ero a lavorare per farti fare una vita migliore di quella che ho fatto io,
e poi la Bianca me l’ha chiesto se andavo a vederla al suo primo giorno di scuola e te no”
A sentire i discorsi di quelli che conosco
pare che nessun figlio sia contento del proprio padre;
o noi padri siamo una generazione di stronzi o lo sono loro, i figli,
io sono sicurissimo della seconda.
Allora, tutti i genitori coi figli davanti alla scuola in fila italiana
vale a dire a casaccio o meglio accalcati,
in un giardino di un chilometro quadrato,
66 bambini e 132 genitori (ai nonni era vietato ma io sono andato lo stesso
perché ho un aspetto più giovanile di parecchi genitori e nessuno s'è accorto che ero nonno)
occupavano solo i tre metri che stanno davanti alla porta,
poi dicono che non siamo capaci di risparmiare territorio.
Tre maestre sulle scale con vestiti rosso giallo e verde
che con bandierine in mano dello stesso colore
chiamano i bambini per nome e cognome.
La rossa storpia i nomi e non si presenta nessuno
finché un genitore non capisce che potrebbe essere suo figlio
e gli dà uno spintone per mandarlo a prendere la sua bandierina
secondo me la maestra ci vede benissimo ma o è dislessica
o ha fatto solo la seconda elementare e non sa ancora leggere.
La gialla dev’essere parente a Frankenstein e ne ha ereditato tutti i tratti somatici,
fortuna che non dovrò andarci a parlare
ma qualcuno dovrà consigliarle almeno un parrucchiere
prima che ai bambini vengano i fantioli.
La verde è alta un metro e venti e dovrebbe pesare intorno ai cento chili
è fasciata in una tubino verde che mostra alla perfezione le forme
anzi, le sottolinea e pare la Venere Preistorica,
forse insegnerà storia dell’arte del paleolitico.
I nuovi scolaretti sono fantastici, qualcuno non vuole lasciare la madre
(lo capisco,. una così non la lasceri manco io) qualcuno la lascia ma piange,
il più grande di tutti che pare abbia vent’anni non si consola
e ogni tanto guarda indietro per vedere se i genitori sono ancora lì,
c’è uno con la faccia da play boy che deve aver adocchiato già la sua preda
guarda fitto una morettina che però ha la bandierina di un altro colore,
le bambine fanno subito amicizia e parlano tra loro
una coi capelli rossi e gli occhiali che pare uscita da un cartone animato
chiede a tutti come si chiamano e si presenta: “Piacere Sara”.
Mi pare che questa mandata di prime sia proprio bella,
purtroppo avranno tutto il tempo per guastarsi
e lo faranno proprio come l’abbiamo fatto tutti.
Di la dal vetro vedo qualche signora, forse le bidelle,
che sono lo specchio esatto delle maestre,
praticamente abbiamo mandato la Bianca al Cottolengo
però ho fiducia, se riesce a uscire viva da lì,
dopo 5 anni può affrontare la vita anche da analfabeta.