sabato 29 luglio 2017

C'è vita e vita



Sono di bocca buona, almeno nel vestire non sono schizzinoso
metto quello che trovo per casa e magari è roba vecchia
che sta nell’armadio da chissà quanto tempo
veramente non tanto tempo perché ogni tanto la Meg
chiama la Claudia della CIGL e passano in rassegna gli armadi
per dare la roba agli immigrati, però, insomma,
se trovo una maglietta la metto e non ci sto tanto a guardare
se sta bene col resto dell’abbigliamento o se era di mio figlio.
Ultimamente mi capita di avere pantaloni a vita bassa
perché la moda è quella e la signora vuole che un tracagnotto
come me vada in giro come un figurino
la cosa mi piace poco soprattutto perché snatura la mia indole di “poco curato”
e io al mio “poco curato” ci tengo.
L’altro motivo per cui non mi piacciono i pantaloni a vita bassa
è di genere, insomma, noi maschi abbiamo un apparato urinario
che si differenzia da quello femminile per la comodità del terminale,
è una faccenda che più di una signora mi ha confessato di invidiarci
soprattutto in viaggio, noi (maschi) ci fermiamo da una parte della strada
et voilà in un attimo il gioco è fatto (prostata permettendo).
Se hai i vita bassa non ci pensare neanche a fare una sveltezza,
tiri giù la lampo ma se non entrano le dita per prendere il terminale
non c’è verso che venga fuori, non è dotato di moto proprio,
non esce a comando o con un fischio,
va cavato a mano anzi a dita, almeno due
e se non vuoi rovinarlo facendolo strisciare sulla lampo
è necessario che l’apertura sia sufficientemente larga,
non che da lì debba uscire un pitone, ma insomma, un po’ di spazio ci vuole.
Spendiamo litri di inchiostro per garantire la sicurezza agli edili sulle impalcature
e non pensiamo al pericolo di una cerniera che dovrebbe proteggere
gli strumenti essenziali per la continuità della specie umana,
credo che ci dovrebbe essere una norma che imponga ai sarti di scrivere a caratteri indelebili:
"Prima di chiudere la zip assicurarsi che tutte le appendici siano racchiuse dentro le mutande"
C'è gente che ha messo a repentaglio l'esistenza della futura prole
chiudendo velocemente la cerniera dei pantaloni.
Ora capita che avendo coi "vita bassa" aperture striminzite,
si è costretti a sbottonare i pantaloni e a slacciare la cintura
e qui si aprono due strade, stare in piedi o mettersi seduto,
perché già che hai tutto aperto tanto vale sedersi.
Se sono in casa e ho un giornale a portata di mano non ho dubbi, mi siedo
ma se sono in giro allora no, c’è di mezzo anche l’orgoglio di maschio
e quindi rigorosamente in piedi, con le spalle larghe e la testa alta
perché tanto non c’è niente da vedere, tutto funziona in automatico.
E invece no! Porca vacca! Son già tre volte che mi piscio sulla cintura
e francamente mi sono rotto le scatole dei pantaloni a vita bassa.
Viva la vita alta e abbasso la moda idiota!

lunedì 3 luglio 2017

La Marietta



La Marietta e Pierino, stavano sopra casa di nonna,
io li ho conosciuti da vecchi, prima di loro in quell’appartamento
ci stavano Titi e la Boba.
Quando scendeva le scale la Marietta si fermava sempre
a fare due chiacchiere con nonna, si dicevano le cose delle donne,
e finivano sempre con le confidenze sul pranzo o sulla cena,
c’era una frasetta che ripeteva spesso la Marietta:
“Adess vo a comprà mezz’ett de prosiutt per Lucièn”
e io e la Mirella ridevamo come matti da sotto il tavolo della saletta
e ripetevamo all’infinito
“Mezz’ett de prosiutt per Lucièn”
“Mezz’ett de prosiutt per Lucièn”
Lucien, al secolo Luciano era il loro figlio, era stato in marina,
aveva fatto il comandante di lungo corso sulle navi
e poi era tornato in paese anzitempo perché incompatibile con la vita in mare.
Può succedere a volte che la crudeltà del paese
trasformi l’epiteto in nomignolo, ad uso di pochi
che diventa soprannome e infine il solo nome con cui si individua una persona
e a questo punto tutti hanno la facoltà di dimenticarsi il nome e cognome
per chiamarlo col solo soprannome che per Lucièn era diventato
“il Capitano di lungo sorso” per l’assidua frequentazione delle osterie.
Il  capitano si alzava presto e col pigiama e la vestaglia
usciva di casa in ciabatte a andava da Piero a farsi un bicchiere
Una volta Ermes l'ha incontrato mentre tornava a casa
e siccome non stava in piedi e s'era fermato appoggiato al muro di San Pietro
l'ha accompagnato a casa,  appena arrivati alla porta il capitano gli dice  di andar via
perché se la moglie lo vedeva accompagnato da Ermes poteva pensare che fosse ubriaco
Ermes andò via ma quando si girò in dietro la porta era aperta e lui accasciato per terra.
La Marietta era piuttosto parca nelle spese
e chi ne faceva le spese era Pierino che era costretto a farsi bastare il toscano
per quasi tutta la settimana e lo doveva andare a fumare in cima al terrazzo
dove c’era la sirena dei pompieri.
Nonno fumava le Esportazioni senza filtro e a volte anche le alfa
ma ogni tanto portava a casa un toscano per Pierino
e nonna si arrabbiava perché diceva che il fumo a Pierino gli faceva male
e poi non voleva litigare con la Marietta che andava con lei a fare il triduo a Santa Rita
(la scelta della Santa non era certo casuale, infatti
una Santa maritata capiva certamente meglio di altri santi le questioni famigliari).
D’estate, quando mamma doveva andar su a stendere i panni gridava da sotto:
“Pierino, ho da stendere” lui che prendeva il sole coi mutandoni lunghi
scendeva a casa sua e mamma saliva a stendere i panni.
Faceva la guardia Pierino, e tra i suoi compiti c'erano anche delle certificazioni
e altre incombenze amministrative per cui in fondo al foglio (in calce)
doveva mettere la firma e la sua era "Pierino P."
a chi gli chiedeva perché non mettesse il cognome rispondeva che lo conoscevano
tutti per nome quindi il cognome era inutile metterlo.
La morte di Pierino non la ricordo, forse ero in collegio
ma quando morì la Marietta, mamma, nell’attesa che arrivassero i parenti da Genova
si trovò ad assistere all’evento,
ad un certo punto la Marietta mise un braccio dietro la testa e mamma
credendo di fare cosa gradita le accarezzò i capelli
ma la Marietta continuava a mettere le mani dietro la testa
e non si capiva cosa volesse fare, la mano si infilò sotto il cuscino e continuò a cercare,
mamma mise una mano lì sotto anche lei e tirò fuori il portamonete,
lo diede alla Marietta che disse “Lo tengo io”
e con queste parole esalò l’ultimo respiro.
“ Lo tengo io” per chi non è dei nostri non vuol dire niente
ma per noi è il ricordo di un evento che c’ha visto bambini
e ci fa alzare un po’ i lati della bocca.
L’altro giorno mentre cambiavo i pantaloni e travasavo  la roba dalle tasche sul comò
ho tirato fuori il portafoglio che è caduto per terra
la Meg l’ha raccolto e ha detto “te lo tengo io”
gliel’ho tolto dalle mani e le ho risposto “Valà, è meglio che lo tengo io”
m’ha guardato quasi offesa e allora m’è toccato raccontare tutta la storia
della Marietta, Di Pierino e di Lucièn, pardon del Capitano di lungo sorso
e già che c'ero l'ho anche scritta così non me la scordo.