“Oh Bingo com’è che stamattina sei qui, sei in ferie?”
“Si, son venuto a trovare mamma, appena mangiato
riparto, è il tuo quel ferro lì fuori?”
“ Già”
“ Ma non ti stanno larghi di spalle due quintali e
mezzo di moto?”
“Ho qualche problemino ma si impara subito a
maneggiarla,
poi quando vai è leggera che pare un Ciao “
“ Ma dove ci vuoi andare, per quella lì ci vogliono le
autostrade, mica tornanti in montagna”
“Vui dire dove ci andrei adesso? Con sto caldo andrei a
farmi un bagno, magari nell’Atlantico”
E’ andata così, giuro che è andata così, si
insomma, ci siam detti quasi ste cose
e la mattina dopo alle sette io e Bingo, il
fratello del Bociolo, eravamo in strada
io con la mia California e lui con la Yanaha.
Bingo, lo chiamiamo così perché quando la Maria
è rimasta incinta
erano in Argentina e quando Pino l'ha saputo ha
esclamato "Bingo!"
che è una specie di tombola che si gioca da
quelle parti.
Prima tappa Bologna per mettere benzina e poi dritti a
Genova
che lì lui conosce un albergo economico.
Arriviamo in città e parcheggiamo in una viuzza,
lui entra in un portoncino
che ha una targhetta di fianco con la scritta
che dice che quello è un albergo
che se non c'era mi si capiva che era un albergo.
che se non c'era mi si capiva che era un albergo.
Quando esce assicura che quello è il posto
giusto, ha contrattato il prezzo e va bene così,
mi fido, per competere con un genovese ci vuole
uno taccagno come lui.
Si cena e poi si fa un giro a piedi per i
dintorni,
si va a letto presto che domattina sveglia all’alba.
si va a letto presto che domattina sveglia all’alba.
A una cert’ora si sente un trambusto che ci sveglia,
ci affacciamo sulla porta credendo che fosse
successo qualcosa.
Ci sono una decina di ragazze (?) che scendono
le scale
e mentre ci passano davanti ci danno da dire,
una accarezza Bingo e fa per dargli un bacio,
lui si ritira e ridendo torniamo a letto.
Alle due di notte bussano alla porta, mi alzo,
era quella (o) del bacio
che mi chiede se abbiamo bisogno di qualcosa
“Oh Bingo, è quella di iersera che chiede se hai
bisogno di niente”
“Digli che vada affanculo”
“Mi sa che è proprio quel che cerca"
"No, lui dice che non ha bisogno,
buonanotte”
Sveglia presto e partenza.
In Francia ogni tanto c’è un casello che tocca
buttare i soldi in un canestro,
mentre li butto vedo una moneta da due euri per terra,
mi chino a raccoglierla e si avvicina una in
divisa che tende la mano e dice
“ C’est a moi”
“S’era a toi se la trovavi te, siccome l’ho
trovata io c’est a moi”
Lei mi guarda un po’ interdetta e io parto.
Sosta per benzina e partenza, solo che in questo
autogril saremo in una cinquantina di
motociclisti, quasi tutti italiani
vanno tutti a Barcellona e si decide di partire
tutti insieme.
Manco un chilometro dopo arriva la polizia in
moto, anche loro,
vogliono che ci disperdiamo sennò prendiamo tutta l’autostrada
come se non la pagassimo anche noi.
Ci fanno uscire dal gruppo un po’ alla volta,
vogliono che ci disperdiamo sennò prendiamo tutta l’autostrada
come se non la pagassimo anche noi.
Ci fanno uscire dal gruppo un po’ alla volta,
qualche chilometro più avanti siamo di nuovo
tutti insieme.
Noi due andiamo davanti e salutiamo perché
cambiamo strada,
tutti rispondono col clacson e si sbracciano,
le ragazze di quelli che hanno gli enduro sono
le più scalmanate.
Quelli che hanno un enduro sono alti almeno uno
e ottanta
e hanno delle ragazze che sono al massimo
uno e venti
le assoldano per metterle lì, sul sellino
rialzato,
se le portano dietro solo per reggere degli
zaini mostruosi
che chissà cosa ci mettono dentro, al ritorno le
lasciano
e si danno appuntamento all’anno dopo.
Arriviamo a Foix che è sera, lui conosce
già l’albergo, ci danno un sottoscala
e per andare al cesso tocca fare un corridoio
che neanche a Versailles ci sono così lunghi,
se sbagli la tempistica quando arrivi al cesso è
ora di lavare le mutande.
“Per quel che costa va bene vero?”
Non era una domanda, m’è parso più che si
scusasse della scelta.
Andiamo a spasso per il paese ma pioviccica e ci
rifugiamo sotto la tettoia di latta
che c’è fuori da un bar, c’è una chitarra
abbandonata sul piangito di legno.
Bingo la prende e comincia a suonare
a lui piace il blues ma gli dico di fare tutto
il Battisti che conosce
e così comincia ad arrivare gente intorno,
dopo un po’ arriva il barista e ci dà due birre.
Per noi è tardi e quando andiamo via il padrone
del bar ci dice che
se veniamo anche domani sera ci paga.
Lui mi guarda e io dico “No! Atlantico - bagno -
casa. Occhei?”
“Occhei”
Stamattina piove, mentre si viaggia incontriamo
due tedeschi
un uomo e una dona su due BMW, son fermi sotto
un ponte
Bingo mi si affianca e alza la visiera
“I soliti crucchi che vogliono andare in moto ma
hanno paura dell’acqua”
Ridiamo.
La pioggia si fa troppo forte per continuare e
ci fermiamo sotto un ponte
dopo un po’ passano i crucchi con mantelline ,
pantaloni antipioggia e soprascarpe.
“I soliti crucchi eh?!”
Smette di piovere e si riparte,
un paesaggio bellissimo e pulito, fiumi pieni
d’acqua che è una bellezza
è proprio un bel viaggiare.
Arriviamo a San Sebastian, chiediamo
informazioni per un albergo
e ci mandano in un servizio informazioni
turistiche,
uno stanzone pieno di ragazzi che parlano tutte
le lingue e fanno un gran casino
dopo un po’ Bingo mi fa “Hai fatto colpo”
“Su chi?”
Mi indica una signora sulla cinquantina che mi
guarda e poi si avvicina,
chiede se vogliamo un posto per dormire, ci dice
il prezzo e ci porta a casa sua.
Lasciamo le moto nell'officina di un suo amico e
ci fa vedere la stanza,
è delle figlie che stanotte dormono con lei,
finalmente un posto decente.
Si passa la sera in giro per il centro a
mangiare cavolate
e a buttare la carta per terra dentro i bar come
fanno quelli di qui.
Il giorno dopo in spiaggia a fare il bagno e
così per tutto il pomeriggio.
La mattina si parte passando per una autostrada
bellissima
che attraversa un deserto che non avevo mai
visto
ogni tanto la sagoma di un toro enorme in cima a
una collina
ci ricorda che siamo in Spagna.
L’autostrada finisce e al casello paghiamo
un conto che ci conveniva venire fin qui in taxi.
Entriamo a Saragozza per vedere la città,
Quando siamo partiti dal paese mi aveva detto
che non dovevamo fare più dei 120
che non dovevamo fare più dei 120
e abbiamo rispettato il patto ma lui li fa
dappertutto,
anche in città e io gli corro dietro
anche in città e io gli corro dietro
sfrecciamo per Saragozza come matti.
Mi ricordo solo un viale con gli alberi.
Ci fermiamo qualche chilometro dopo a dormire in
un altro tugurio lungo la strada.
Il giorno dopo si fa una tirata fino a
Ventimiglia
a dormire in un posto dove ha dormito lui al
ritorno dal suo viaggio di nozze.
Il bagno è diviso in due, uomini e donne, ci
sono 3 docce senza porta
e facciamo la fila, tutti lì a fare gli
indifferenti e quello dentro che fa la doccia in mutande.
“Te l’ho detto che io e mia moglie ci lasciamo?”
“No, Immagino che ti lasci lei”
“No la lascio io, perché dovrebbe lasciarmi
lei?”
“Se la porti in posti come questo perché
dovrebbe stare con te?
Non fare l’idiota, hai due figli… Va bene fa
come ti pare la vita è la tua.
Tuo fratello cosa dice?”
“Quello che hai detto te”
Ci mettiamo a letto, domattina si parte e si
arriva a casa.
Passiamo Bologna, sono un po’ stanco,
non so più dove finisce il culo e dove comincia
il sedile,
rallento, mi stiro, alzo la visiera, vorrei
fermarmi ma continuo piano, lui è dietro.
Ad un certo punto un animale mi entra nel casco,
mi sta pungendo e io per ammazzarlo prendo a
cazzotti il casco
la moto sbanda e per poco non vado nel fosso, mi
fermo.
“Che cazzo hai fatto”
“ Un pizzico qui sopra l’orecchio”
“Fa vedere, … era una vespa”
“Come lo sai?”
“E’ spiaccicata qui”
Tira fuori un coltellino e mi raschia la puntura
per far uscire il pungiglione.
Si riparte, dopo un po’ ci supera uno con una
Ducati,
sta sdraiato sulla moto per far finta di essere
un pilota
e la ragazza dietro a lui che sta sdraiata anche
lei col sedere per aria
la gonna che si alza al vento e lascia vedere una mutandina striminzita
la gonna che si alza al vento e lascia vedere una mutandina striminzita
ci fiondiamo dietro quel culetto che ci porta
quasi fino a casa.
Arrivati.
“Avremo fatto il bagno nell’Atlantico ma c’è
costato un pacco di soldi”
“A me m’è piaciuto, ripartirei domattina”
“Si, meglio facciamo lunedì prossimo”
“Ma è domani”
“Orco boia, ho perso il conto.
Ciao”
“Ciao”
P.S. nella foto la California a San Sebastian.
Ma poi, lui l'ha lasciata la moglie? O ti ha dato retta?
RispondiEliminafreddo l'Atlantico?
RispondiEliminaMa quando?
RispondiEliminaCristiana
questo viaggio è stato proprio uno spasso, quanto avrei pagato (nella mia gioventù) di farne uno così, ma allora erano solo cose da maschi(mio fratello) e le ragazze non si portavano dietro e adesso...è ormai troppo tardi!!
RispondiEliminaIl tuo modo di scrivere è davvero divertente...mi hai portato un po' di spensieratezza giovanile.
gioia, si. Bingo ha lasciato la moglie che aveva due figli per stare con una sua collega di lavoro con cui sta tuttora.
RispondiEliminaamanda, un freddo da cani, non fa per me, difatti in tutta una giornata avremo fatto al massimo un paio di bagni.
cristiana, èstato tra il '99 e il 2002, dovri andare a vedere, ho guardato le foto di oggi per capire in che punto feci quella foto alla California e non l'ho ritrovato perchè hanno cambiato sia i marciapiedi sia la ringhiera.
adriana, a dir la verità non ero giovanissimo ma sotto il casco e dentro il giubbetto mi pareva di avere vent'anni.
Ciao ragazze!
Sìììì ... viaggiare!
RispondiEliminaCome mi piacerebbe avere davanti un'altra vita e girare il mondo in sella ad una moto come quella della foto.
Bingo!
On the road, sia tu che i tuoi bei racconti. E bella la moto.
RispondiEliminaSiete poi andati a fare un altro viaggio, tu e il Bociolo?
Ciao.
nina, avrei bisogno di un'altra vita per andare dove vorrei
RispondiEliminama non credo di averla e allora meglio prendere quel che si può da questa.
Sari, si, la moto era bella, l'ho venduta perchè Michele ne ha voluta un'altra,
c'ho viaggiato da solo per diverso tempo, mi piaceca anche andare da solo.
Ciao
Bel racconto che si legge d'un fiato come al solito, proprio come un giro in moto, che però preferisco fare sul sellino posteriore di uno scooter, magari con l'interfono per scambiare informazioni e sensazioni con chi è impegnato a guidare e non può permettersi distrazioni, oltre ad essere un po' più comodo e magari senza andare così lontano. Certe località viste dalla moto acquistano un altro aspetto e un fascino particolare, che raramente si dimentica.
RispondiEliminaMi hai fatto ricordare la correlazione che c'è tra passioni così diverse come la moto e la vela.
RispondiEliminaIl vento in faccia.
Bello pronto il "c'est a moi".