Per questa strada ho fatto su e giù in macchina per almeno quattro
volte,
perché il navigatore non riceveva bene tra i palazzi e mi
dava informazioni confuse,
poi alla fine ho trovato l’albergo, ho messo la macchina nel
parcheggio e sono salito in camera.
L’avevo vista dall’auto la Gran Via di Madrid piena di
macchine, negozi belli e grandi,
abbigliamento, scarpe profumerie, bar, teatri, ristoranti…
gente a fiumi.
poi l’ho fatta a piedi e allora ho visto meglio:
lustrascarpe col loro baracchino rosso che non avevo mai
visto
gente che chiede l’elemosina, ma non barboni, gente normale,
facce da impiegato,
da operaio che escono di casa senza magari aver avuto il
coraggio di dire ai parenti
come fanno a portare a casa 10 euri al giorno.
Ho immaginato che non abbiano più nessuno scopo per stare al
mondo,
che pensino di farla
finita almeno dieci volte al giorno
e non lo fanno perché sentono ancora l’impegno di far
mangiare quelli che stanno a casa.
Passi dritto, ma, dopo che ne hai visti sette o otto, ti
decidi a dargli un euro,
così ti lavi la coscienza per tutta la giornata,
metti il soldo nel piattino senza guardarlo, per paura che
ti ringrazi
o per paura di specchiarti.
Continuo a camminare tra gente che cammina svelta
e non mi sento insieme, sono lì a guardarli come li vedessi
alla tele,
loro sono gente e io turista, diverso e distaccato.
Donne vestite con panni di qualche anno fa che magari
vengono da qualcun’altra,
le vedi che cercano di darsi un contegno, ma a ben guardare
si capisce che sanno che gli altri si accorgono della loro
finzione.
I giovani fanno capanno: quattro firme addosso e un
cellulare in mano
anche loro fingono di essere ricchi
e mi viene in mente che solo trent’anni fa noi facevamo
finta di essere intelligenti
credendo che l’intelligenza fosse la cosa più importante da
mostrare
a questi dell’intelligenza non gliene frega un cazzo
per loro va bene avere la testa vuota, Dolce e Gabbana,
smartphone e vai col tango.
“ Mi dai un euro per un panino’
deve aver detto così uno strafatto che mi si avvicina,
si vede bene che è da troppo tempo che si fa ed è ridotto a
ossi e stracci
“Vieni al bar che il panino te lo pago io”
“ Te dammi i soldi che lo compro da solo”
arriva una vigilessa e lui se ne va
prima che lo mando a cagare e magari mi sarei anche pentito.
Rivisito il museo Regina Sofia ed esco più buono.
Dovremmo andare tutti al museo: si esce migliori.
Qualcuno potrebbero mandarcelo tre volte al giorno invece di
incarcerarlo:
avremmo le carceri meno affollate e si respirerebbe più
cultura
ma questo è un altro discorso.
Il Regina Sofia è un museo ricavato in un antico edificio
chiusi in gabbie di vetro e appiccicati alla parete esterna.
Già solo a vedere il piano terra pare di stare in un
labirinto,
poi quando si va di sopra, appena uscito dall'ascensore
trovi il cesso
e quando esci di lì vorresti che ti facesse da guida Arianna
col suo bel filo.
Un paio di righe per terra tanto per farti capire dove
andare non guasterebbero,
comunque Guernica è nell'ultima stanza
forse perché hanno paura che uno quando ha visto quella se
ne va senza guardare il resto.
Son rimasto l' almeno tre quarti d'ora a vedermi il quadro
e tutto quello che di Picasso c'era esposto nello stanzone
dov'era.
L'uscita è stata traumatica con lei che mi tirava per un
braccio
e io che volevo chiudermi nel cesso per vederlo anche di
notte.
Al botteghino volevo comprarlo e allora ho chiesto:
"Tiene mas grande?"
M'hanno risposto di no e m'han fatto vedere il più grande
che avevano
che era press'a poco come un francobollo
ho inghiottito un vaffa e li ho salutati con un bel sorriso.
Vado in piazza San Miguel a mangiare qualcosa al mercatino,
un posto caratteristico per la falsità che si respira.
Si mangia solo roba tipica, merdate internazionali spacciate
per tipiche
confezionata in modo che tutti raccontino di essere stati
lì.
Fuori dalla porta tre mendicanti stanno litigando per la
posizione
non capisco cosa dicono, ma pare che uno si sia messo troppo
in mezzo al passaggio.
Oggi si va per monumenti, cominciamo dal Palazzo Reale con
annessa cattedrale,
che son vicino all’albergo.
Il palazzo si vede da lontano,
da dietro una inferriata, se paghi anche da vicino,
io pago già la manutenzione della mia casa
e non mi va di contribuire a pagare quella della casa d'un re.
La cattedrale è una roba che non andrei a vedere neanche se
fosse
a due passi da casa mia; esco e non ho voglia di vedere
altro.
Giro e guardo per aria anche per non vedere le miserie raso
terra.
Sbaglio strada e mi ritrovo in un vicolo dove la fame
trasuda dai muri:
una bottega con dentro uno che pare la foto della disgrazia,
vende robe che non so come hanno fatto a stilare la tabella
delle attività commerciali
praticamente tutto, quello che mi attira però è un pennello
da barba
che sta dietro a un finestrino spacciato per vetrina, entro
e lo compro,
l’unica cosa vera di questa città di plastica, un pennello
da barba in pelo di cavallo
una roba che si fa solo in Spagna.
Stasera si mangia a Plaza Major: tapas!
Le ho sempre sentite nominare come un piatto caratteristico
ma non sapevo neanche cosa fossero,
adesso lo so: pane abbrustolito con sopra quello che ti
passa per la testa.
Nel tavolo a fianco arrivano due ragazzi,
lei fighetta carina lui palestrato con capello a cresta
fanno l’ordine e si mettono a smanettare lei col telefono e
lui con un tablet
dopo un po’ gli portano due cocacole e poi un fagotto di
frittura
lui scansa il suo piatto per far posto a al computer
e mangia pescando con le mani dal piatto di portata
e affogando nel limone ogni pezzo di frittura
si accendono una sigaretta e continuano a mangiare,
smanettare bere coca, fumare e ridere
ogni tanto alzano la testa e si guardano intorno .
Sogno di prenderli a cazzotti e fargli ingoiare i telefoni,
m’arriva il conto pare quello di Chez Maxime.
Oggi si parte: avrei voglia i dire finalmente, pago
l’albergo e il parcheggio
che costa la metà dell’albergo,
passo accanto all’Arco della Vittoria,
simbolo della vittoria della democrazia sulla dittatura,
ma i conti non mi tornano: democrazia senza benessere
collettivo
e senza solidarietà è una roba che non mi torna,
Dietro si vede il faro de la Moncloa, una torre alta 110 metri:
si paga e si sale e di lassù si vede tutto senza guardare
niente
e la gente pare tutta uguale e bella e non ci sono poveri e
disgraziati
si scende felici per aver visto Madrid.
“Che bella!”
Vado via con mia moglie di fianco che più sta zitta e meglio
sto
e pare che lo sappia che c’ho qualcosa che non va e tace.
Legge il giornale e ogni tanto mi passa una notizia:
“ Il senato americano vuole tagliare i fondi per la sanità
pubblica”
l’unica cosa pubblica destinata ai disgraziati la vogliono
levare
poi si incazzano se a uno gli girano le palle e fa le
stragi.
“In Siria il regime ha ammazzato migliaia di persone col gas”
E' chiaro che è una balla per indottrinare la gente.
E' chiaro che è una balla per indottrinare la gente.
“ Se lo facessero da noi ci farebbero pagare la bolletta
prima di cacciarci il tubo in gola”
prima di cacciarci il tubo in gola”
Lo so che è una idiozia ma non ne posso più,
fortuna che ogni tanto sono scemo altrimenti diventerei
matto.
N.B.1: La foto del museo Regina Sofia l'ho raccattata dalla rete
N.B.2: Non sono particolarmente maldisposto verso questa città,
a suo modo è piacevole, la mia critica è rivolta a tutte le città
anzi a tutta la società occidentale che ha perso di vista il bene comune
per far posto a ricchezze individuali e chissà perché vedere questa città
m'ha fatto venire a galla questo stato d'animo.
m'ha fatto venire a galla questo stato d'animo.
Pensa che non è cambiato nulla da molti anni fa in cui ci sono stata io.
RispondiEliminaL'unica cosa bella è stata la visita al Museo del Prado
Accidenti.
RispondiEliminaUna vacanza difficile.
Sei contento adesso, a casa? :)
uh ma che umoraccio Paolo!
RispondiEliminaDa un amante dell'arte come te mi aspettavo elogi ed entusiasmo, al ritorno da quella tua vacanza, invece quel che ti ha colpito di più è stata la "bruttezza" della miseria. Questo dice di te quel che sapevamo... che la società e le persone sono più importanti di tutto il resto. Concordo.
RispondiEliminaAdriana, i poveri non cambiano, son sempre poveri, del resto come potrebbero cambiare?
RispondiEliminaGioia, la vacanza è stata anche piacevole, adesso parlo dei momenti che mi hanno fatto riflettere di più e di luoghi che sebbene volessi vedere da tempo non sono stati all'altezza delle mie aspettative, ma sono stato bene in vacanza, credo come tutti, o no?
Amanda, è solo una riflessione su come ci stiamo riducendo e su come abbiamo ridotto le nostre città
Sari, si certamente la cosa che mi preme di più è la gente ma non credo di essere l'unico, nei blog che frequento sono in ottima compagnia e per fortuna tra i tanti ci sei anche te.
Amanda,
Lo so io cosa ti ci vorrebbe.
RispondiEliminaFortunatamente lo sai anche tu.
Bentornato!
RispondiEliminaQualunque fatto racconti è interessante e riflette la vera realtà, pur facendolo da un punto di vista da intenditore.
Beyk Happel, quando torni, se torni (ma che cavolo torni a fare?) ti racconto, quasi ci soamo.
RispondiEliminaNou, non ti ci mettere anche te a farmi sti elogi che poi ci credo, (grazie cara, continua pure, mi fai felice).
La Luigina aveva scritto dua volte il commento, poi ne ha cancellata una e io per mettere ordine inavvertitamente ho cancellato anche l'altra, spero che vorrà riscriverlo, adesso la chiamo.
Sari, a te rispondo con le cose che volevo dire anche alla Lù.
Sapete tutti che vengo dalla provincia, anzi da un entroterra di una provincia che sta ai margini,
da noi si è tutti poveri, (diciamo quasi) o almeno la ricchezza ostentata non c'è (quasi),
ma manco la miseria c'è, siam normalmente poveri e andare a toccare con mano la miseria si rimane male
e non ho potuto fare a meno di scriverlo, la differenza l'avrebbe notata chiunque
e forse anche un altro avrebbero sentito addosso quel senso di colpa che ho sentito io,
turista disposto a spendere (magari poco) tra gente che di disponibilità non ne ha nessuna.
Ci son rimasto male e l'ho detto, tutto qui.
Rieccomi per la terza volta:
Elimina"Te l'ha prescritto il medico di fare tanti chilometri per tornare ancora più insoddisfatto dell'umanità intera e di te in particolare? Perché in fondo è questo che traspare dai tuoi ultimi racconti. L'erba del vicino sembra sempre più verde, forse perché stai trascurando la tua, ma ricordati che non è sempre oro quel che luccica". e aggiungo. Per questo penso che trascorrerò ancora per un po' le mie vacanze in Italia almeno contribuisco per quel che posso alla ripresa dell'economia del nostro paese, non per egoismo, ma perché credo che non mi basterà il tempo che mi rimane da vivere per conoscere le bellezze del nostro paese
c'è Guernica dentro di te Massimo...un conflitto dentro te, quando la tua mente sarà tranqulla vedrai e capirai le cose in modo diverso; intanto ti abbraccio anche se stai fanculizzandomi ;)
RispondiEliminaLù, grazie di aver postato di nuovo, se non lo facevi pareva che stavo parlando alla luna.
RispondiEliminaAnche io sto meditando di andare di meno a portare il mio obolo fuori dal Paese.
Janas, finalmente! Mi tocca ammettere che non hai torto, come Guernica rappresenta l'effetto di una guerra, io ho da digerire ancora i miei trascorsi, francamente ci sono tanto abituato che ci convivo abbastanza bene.
No, non ti ci mendo perchè parli poco e quando lo fai cogli il segno. Ciao
Questa è la quarta volta che rileggo, finora non mi era possibile commentare, ho avuto un colpo di fortuna ora che mi sono ricomparsi i commenti.Nel leggerti, ho associato la narrazione della tua visita a Madrid a quella di Salvatore Di Giacomo (mio amatissimo poeta e scrittore napoletano ed italiano) che nel poemetto "Lassammo fa' a Dio" descrive la visita "turistica" del Padreterno e di San Pietro sulla Terra e in particolare a Napoli. Il Padreterno trova bella e migliorata la città ma San Pietro gli dice di guardare meglio e con più attenzione, così Iddio si accorge di tanta povera gente : "Dio guardaie-spaventate- Mmiez''a strata, stuorte, struppie, cecate, giuvene e bicchiarelle, guagliune senza scarpe, scartellate, malate....e mane secche, aperte, stennute...-'A carità!...- (se leggi piano credo si possa comprendere). Il tuo cuore buono ti mostrava quello che è più importante, l'umanità che ti circondava, un'umanità sofferente come purtroppo s'è diffusa anche nelle nostre città, in una crisi che non vede soluzione... Non ti nascondo la mia cosmica ignoranza, non sapevo del quadro di Picasso e del suo intento simbolico contro le distruzioni della guerra.Molto bello, ci tornerò sul web per approfondire.Grazie Massimo/Paolo, è magnifico ciò che hai scritto, mi hai arricchita.
RispondiEliminaBellissimo anche il tuo commento Ciaolili e il paragone azzeccato col poemetto del tuo poeta Salvatore di Giacomo. Io ho scoperto un altro trucco per vedere i commenti quando non appaiono: cliccare sul titolo del blog e il titolo che prima era scritto in nero compare in rosso come la parra della sidebar. Credo sia un problema di caricamento o di aggiornamento di blogger
EliminaRiesco a vedere i commenti solo quando riesco a far uscire l'archivio blog che molto casualmente viene fuori sulla destra verso l'alto...non so se può essere utile a capirne il motivo, io non l'ho capito, cerco solo di provare e riprovare, ciao.
RispondiEliminaE' scandaloso. Una città méta di numerosi turisti dovrebbe PROIBIRE la circolazione ai mendicanti e alle persone con le facce tristi.
RispondiEliminaScherzo naturalmente.
Anch'io quando lascio una moneta a chi fa la questua poi mi sento a disagio....quella sensazione di essersi lavati la coscienza con un paio di euro è tremenda....
Ciao e grazie LUIGINA, stasera ho avuto un altro colpo di fortuna, sto facemdo così : clicco giù su"nucci massimo" mi compare il suo profilo, ritorno sull'articolo e a destra mi compare sempre dopo un clic, "archivio blog" su cui ancora cliccando ottengo la pagina con i commenti. Buona serata. Liliana
RispondiEliminaFinalmente è tornata la possibilità di commentare. Evidentemente riguardava google, perchè non eri l'unico, per quanto mi riguarda.
RispondiEliminaMadrid! Che dirti, è la città che amo di più tra tutte, mi piacciono i suoi ritmi e mi piacerebbe viverci.
Cristiana