Briganti lo chiamavano così, solo col cognome,
tanto che il nome non lo ricordo o forse non l’ho mai saputo,
l’ha trovato in fondo alle scale, una mattina presto, uno che passava per
la pioletta,
il vicolo a scalette che dalla Guazza sale al corso,
mezza porta era aperta e lui carponi,
metà sul pianerottolo e metà sul primo scalino fuori dalla porta.
Hanno detto che era infarto ma anche lui è morto perché era uno così
che se fosse stato ricco avrebbero detto che ci ha lasciato.
E’ morto senza saperlo che forse è anche meglio
senza che un dottore gli abbia detto che sta male qui o là
perché dal dottore non ci vai perché tanto sai che ti dice di non bere
perché nessuno di dice di andarci e t’accompagna
perché tanto lui usa parole da dottorI e tu conosci solo quelle dei
manovali.
Gli han fatto un funerale svelto svelto ed è finita li, tanto dietro non
c’era nessuno
Anzi, c'era solo Cleto, il partigiano Comandante Cipolla che di funerali non ne perde uno
Anzi, c'era solo Cleto, il partigiano Comandante Cipolla che di funerali non ne perde uno
col fazzoletto rosso al collo e le mani dietro la schiena.
Era rimasto solo da quando nessuno dei parenti ha voluto sapere più niente
di lui,
ma credo che solo lo sia sempre stato, anche quando aveva da mantenere
moglie e figli
e per la fatica da manovale trovava compagnia e consolazione
solo all’osteria della Rossa davanti a un bicchiere di vino.
Eppure con noi ha vissuto momenti di gloria
o forse eravamo noi a sentire il bisogno o il dovere di farglieli vivere.
Di notte, quando la piazza vive dei suoi abitanti migliori,
lui usciva dall’osteria della Rossa e si fermava all’angolo della piazza
ad aspettare che qualcuno di noi lo chiamasse.
Il primo che lo vedeva gli urlava “Brigantiii” e lui rispondeva
“Pre-sente!”
(detto con la “esse sorda) e ci veniva incontro arrivando fino alla porta
del bar,
non la principale, quella della saletta dove siamo sempre noi, ma senza
entrare.
Non mi ricordo di averlo mai visto dentro, quasi avesse paura di tradire la
Rossa.
Dovevamo insistere un po’ per farci raccontare le sue storie di
“pugiliere”,
ogni sera uguali e diverse e, se non era abbastanza quello che aveva in
corpo,
il racconto si interrompeva per secchezza alla gola,
che andava umidificata immediatamente,
ma non con le porcherie nostre (leggasi prosecco),
ma vino vero, come se dalla Rossa ci fosse una raffinata enoteca.
Una sera che ci mostrava come si spara un uppercut,
la foga superò il precario equilibrio e Briganti,
come colpito dal suo stesso cazzotto,
piombò a terra sbattendo la testa contro il piedistallo di un
ombrellone,
uno di quelli fatti con una ruota della vespa pieni di cemento
e che, in pieno inverno, chissà perché stava li fuori tra le sedie.
La testata è stata talmente forte che ci ha paralizzati,
come se l’uppercut avesse colpito allo stesso momento Briganti e tutti
noialtri.
Nessuno si muove, manca il coraggio di vedere cosa è successo,
ci sveglia lui con un gemito e allora lo tiriamo su per metterlo seduto,
pochi momenti di sbandamento e Briganti è di nuovo vispo (si fa per
dire)
qualcuno commenta che il vino fa miracoli,
qualcuno commenta che il vino fa miracoli,
ma non si può mandare a casa in quello stato,
“E se stanotte gli prende qualcosa?”
“All’ospedale, va portato, all’ospedale e anche alla svelta.
Non si può aspettare che lo venga a prendere un’ambulanza
che chissà quando arriva, va portato via subito… sull’ape di Martinelli!”
Sollevato senza fatica, il magrissimo Briganti viene messo a sedere sul
cassone,
legato, perché non cada e avviato al Pronto Soccorso.
legato, perché non cada e avviato al Pronto Soccorso.
Noi tutti ci incamminiamo per parlare col medico perché anche Martinelli
di solito a quest’ora ha già versato parecchio nel cassetto della Rossa.
Arriviamo all’ospedale ma l’ape non si vede,arriva dopo un po’
con un fragore assordante che rimbombando tra i vicoli della Guazza
pare voglia avvisare urbi et orbi dell'accaduto,
con un fragore assordante che rimbombando tra i vicoli della Guazza
pare voglia avvisare urbi et orbi dell'accaduto,
Briganti nel cassone ancora legato con un bicchiere in mano
e un sorriso da un orecchio all’altro.
Dice che Martinelli gli ha offerto un altro bicchiere
perché se lo ricoverano poi le suore non gliene danno più.
Invece furono dieci giorni di bellissime bevute all’ospedale,
con le suore incazzate e i medici compiacenti.
Tutte le sere gli portavamo una bottiglia di vino affinché non perdesse la
virtù
e si stava con lui una mezz’oretta dopo cena,
tanto Roberto il portiere, si preoccupava solo
che la bottiglia fosse ben nascosta e ci faceva entrare.
Il giorno del suo funerale,
la sera verso mezzanotte uno, non ricordo, ma non importa chi,
entrando nella nostra saletta del bar grida :“Brigantiii”
Tutti, tutti insieme, ci alziamo in piedi
come una scena provata chissà quante volte gridando:
“Pre-sente!”
Silvano si affaccia per vedere cosa è successo e invece di dire il solito:
“Fate piano cretini” torna alle sue faccende,
c’è chi giura d’averlo sentito dire “Pre-sente!”
ma la questione è controversa e il soggetto
più volte interpellato evita di rispondere.
E stasera mi è venuto in mente lui,
col pollice e l’indice chiusi ad “o”, il braccio teso e le gambe aperte
per assicurasi un equilibrio sempre più difficile
sul lato di una piazza bagnata dall’inverno che grida la sua onestà di
“pugiliere”
“ Briganti si… brigante mai!”
secondo me è stato lui, Briganti a dire: Presente!
RispondiEliminaEscludi di postare un po' più spesso?
RispondiEliminaBellissimo 'pugiliere', anche a me piace
storpiare le parole, es 'dentice' per dentista.
Ciao!
Cristiana
finchè Briganti avrà un cantore come te potremo dire sempre PRE-SENTE!
RispondiEliminaPre-sente Janas, con la S sorda ;) Questa volta sei riuscito a commuovermi con questa storia "fratellino" e non trovo la solita tua vis comica. Su FB circola questa frase fatta che però riassume un po' la vita di Briganti:" Scoperto il gene che spinge a bere : una vita di Merda" Però credo che sia morto felice grazie alla vostra amicizia, che questo tuo racconto esalta con un velo di malinconia
RispondiElimina"si fermava all’angolo della piazza ad aspettare che qualcuno di noi lo chiamasse." Quanta solitudine.... ma lui non era un povero Cristo perchè c'era sempre chi lo chiamava, che pareva avere bisogno dei suoi racconti.
RispondiEliminaStupisco ogni volta che ti leggo, Paolo... per come sai raccoontare di tutti lasciando intatto il rispetto e la dignità che ogni persona merita. Non ci sono etichette appiccicate ai tuoi personaggi e non permetti al tuo lettore di metterne. I tuoi protagonisti sono lì, mostrati ma non esibiti, raccontati in modo che tutti possano affezionarsi a loro senza formulare giudizio alcuno.
Ottimo racconto, sei proprio bravo.
"Non ci sono etichette appiccicate ai tuoi personaggi e non permetti al tuo lettore di metterne. I tuoi protagonisti sono lì, mostrati ma non esibiti, raccontati in modo che tutti possano affezionarsi a loro senza formulare giudizio alcuno."
EliminaOttimo racconto, sei proprio bravo.
VERO ottima descrizione..brava anche tu..bravi entrambi!
ciao massimo caro, grazie per il tuo commento da me: l'ho apprezzato moltissimo. Ti aspetto ancora!
RispondiEliminaCiao, che racconto meraviglioso...alla fine tutto il mondo è paese e mi hai fatto tornare in mente tanti personaggi che quando ero ragazza erano il "lustro" del paese con le loro storie di vino e di solitudine che poi forse proprio solitudine non era perchè c'era sempre qualcuno pronto ad accompagnarsi a loro. A volte anche noi ragazzi stavamo ore a sentirli raccontare della guerra, del Duce, della miseria, delle loro storie un po' fuori dagli schemi. Proprio soli non erano se ancora oggi li ricordiamo con un sorriso e con rispetto.
RispondiEliminaCiao, alla prossima storia di vita.
Anto
Nucci/Massimo!Paolo se ci sei batti un colpo! :D
RispondiEliminaTroppo bella! Il pugiliere...forse solo non lo era poi tanto, se persino in ospedale aveva voi, era più "in compagnia" di tanti altri.
RispondiEliminaMi piace molto il tuo modo di narrare
JANAS, si, forse è ancora qui infondo basta volerlo e abbiamo vicino chiunque
RispondiEliminaè panta rei anche questo.
CRISTIANA la rossa, si, posterò ogni due settimane, ho finito il magazzino dei racconti e se ne scrivessi uno a settimana dovrei scrivere cose che non amo.
AMANDA, grazie e ti dirò che detto da una che scrive come te è bello davvero.
LUIGINA, è la vita cara mia, se scriovessi sempre facezie che idiota sarei?
E in fondo si può ridere anche di un Briganti che scorrazza felice legato al cassone dell'ape di Martinelli.
STEFANIA, io cosa faccio ringrazio del tuo mancato commento da me, verrai ancora?
ANTO, son contento che ti piaccia, anche quello che scrivi tu è bello e poi presuppone una ricerca non indifferente, siete bravi.
LUIGINA, Toc
ADRIANA, si definiva pugiliere perchè credo fosse derivato da Boxeur italianizzato.
Hei ragazze grazie,
voi non mancate mai nei commenti,
siete una bella cricca,
mi piace avere queste amicizie.
Buonanotte a tutte.
Questa storia fa commuovere, ma allarga l'anima, perchè emerge l'amicizia, quella semplice e vera, fatte di un rosso, di uno sguardo..e sì..forse Briganti ogni tanto risponde, ma solo a chi vuole.
RispondiEliminaUn abbraccio Paolo.
Se il mio commento non ti era piaciuto potevi dirlo.. mica mi offfendevo... ;)
RispondiEliminaCiao.
Sari se guardi a che ora ha postato il suo commento, forse capisci perché ti ha saltato. Personalmente credo che il tuo sia stato uno dei migliori. Vedrai che si farà perdonare ;)
EliminaSei una perfetta sorellina, Luigina. Grazie.
EliminaHo letto la "sua" risposta e credo che più che perdonare si farà voler bene. Volevo continuare a fare la permalosa (per gioco) ma anche questo non è più possibile... che Nucci!
Ciao!
SARI, che ci vuole a dire che ho fatto uno scherzo? Mi crederebbero tutti ormai si sa che son burlone, e invece no, t'ho saltato proprio e son sicuro di essere fortunato ad aver saltatato te, se l'avessi fatto con un'altra, che sò, una a caso, la Luigina per esempio, a quest'ora ce l'avrei qui davanti con l'indice alzato a sgridarmi. Invece tu mi perdoni vero? Oh si che mi perdoni, una che fa commenti come i tuoi non può non perdonarmi. Buona giornata Sari, per oggi, domani e tutti gli altri giorni. Scusa.
RispondiEliminaGià che ci sono un saluto a RIRI che da un giorno o l'altro dovrò andare a pranzo da lei con le sue gustose ricette.Briganti risponde? Credo che se lo vogliamo tutti ci risponderanno.
Avevo capito che mi hai saltata a causa del bioritmo ma volevo fare la permalosa... beh, mi hai spiazzata.
EliminaMi toccherà dirmi fortunata a causa della tua distrazione...
Un sorrisone a te e Luigina
Mi verrebbe da dire che queste storie dovrebbero avere un posto sul CARTACEO; poi penso che l'affermazione potrebbe suonare come un'offesa per tutti quelli che, come noi, bazzicano il web. Ma insomma non vorrei che simili meraviglie si perdessero nella cacofonia della rete perchè meritano luce e attenzione. Pre- sente
RispondiEliminaChe struggente personaggio, certo è possibile che si sentisse solo ma tu, voi, il gruppo di amici insomma, siete stati veri amici.Credo che tutti noi, nella nostra vita,siamo stati attraversati da personaggi particolari, semplici di quella semplicità che li ha resi cari ed indimenticabili. Anch'io ne ho almeno due o tre, che mi son rimasti nel cuore come parte inscindibile della mia vita, dei miei ricordi.Ciao caro MASSIMO/PAOLO sei bravissimo nel raccontare! Lili
RispondiEliminaBuon inizio di primavera:-) A pranzo quando vuoi:-)Magari con Luigina.Vi aspetto.
RispondiEliminaOBLIVIOUS adesso ti ci metti anche te farmi fare il libro? va bene, è in nuce, a teloposso dire ma mi raccomando silenzio!
RispondiEliminaCIAOLILI finalmente! eraun po' che aspettavamo, i dottori dei PC son sempre approssimativi sia per le cure che per la data di guarigione.Adesso però funziona tutto vero?
RIRI, bada che per una pappata gratis la Luigina è disposta a spendere un patrimonio!
ciao Massimo, sempre bello leggerti!
RispondiEliminaScusa il ritardo, ma sono in una fase piuttosto incasinata e con poco tempo libero, ma verranno tempi migliori!
A presto
Nina
Caro Paolo, un racconto commovente, che ci richiama alla mente tanti personaggi conosciuti durante a nostra fanciullezza, in paese. E' un piacere leggerti, scrivi sempre!
RispondiEliminaProprio una bella storia e quel Briganti sembra di sentirlo ancora adesso, mentre dice di essere presente.
RispondiEliminaChissà come mai, ancora adesso ci sono persone che vengono chiamate solo con il cognome. Mio figlio ha diversi amici, che chiama col cognome, abbreviandolo in modo tale da sembrare un nome: Berte, Vibi, Piro...
Buona settimana!
NINA, ma quale ritardo! grazie di esserci
RispondiEliminaTERESA, vuoi che sia sincero? Non t'aspettavo più, non sai quanto son contento.
Adesso che faccio, posto il prossimo o aspetto la Serenella?
KATHERINE grazie anche a te che con sto nome che pare scappato dalle pagine di un romanzo vieni a trovarmi con piacevole regolarità.