Sono le sei e mezza, ma è da un pezzo che mi rigiro nel letto e allora mi alzo,
tutto quel che mi serve è messo in fila sulla scrivania da iersera, cibalgina compresa, non si sa mai.
Alle sette e un quarto sono nel seggio a firmare le schede.
Le firme vengono un po’ sghembe: il freddo non aiuta a far firme belle
Arriva Frank, si ferma un po’ e poi se ne va,
Quando torna ha in mano una stufetta che ha preso dal cesso di casa.
Anche oggi quella poveretta della moglie avrà un motivo per incazzarsi.
Il freddo pela lo stesso, ma quella, che butta aria calda nei piedi è già qualcosa,
almeno ci togliamo i cappucci dalla testa e cominciamo a sembrare cristiani.
Sono le otto, ci siamo tutti e si comincia.
“Scusate ehi voi, scusate ma ho messo nell’urna la tessera elettorale invece della scheda”
Guardo l’Agostina e mi passo le mani tra i capelli.
Lei si avvicina e mi dice all’orecchio:“La meni domani, adesso fai il bravo”
“Signora non posso aprire l’urna, quando faremo lo spoglio potrà riprendere la sua scheda”
“Quando?”
“Stasera alle otto”
“Ma io non posso aspettare”
“Perché? Non ci sono mica altre elezioni in giro oggi. Stia tranquilla, gliela porto io a casa”
Come inizio non c’è male.
L’Ago ha portato le crostate che ha fatto l’Alberta, sua mamma, così le offriamo ai votanti
e diciamo che le abbiamo fatte coi due euri che hanno versato la settimana scorsa.
Ridono felici e mangiano una fettina tanto per gradire.
Le operazioni si svolgono alla svelta, ogni tanto qualche piccolo incidente
come quello che porta una bottiglia di vino dentro e si mette a distribuirlo
e mi tocca fermarlo perché non voglio alcolici nel seggio.
Qualcuno vuol votare senza avere il consenso del coordinamento provinciale e
l’Antonietta si incazza come una bestia quando le dico che non può votare
“Allora cosa son venuta a fare?”
“Antonia, abbi pazienza, non ti son venuto mica a chiamare io, non t’incazzare con me.
Se ti sei iscritta venerdì e non hai il permesso a votare non puoi farlo
perchè non è stato avvertito il tuo seggio di origine che tu voti qui e quindi potresti votare due volte”
perchè non è stato avvertito il tuo seggio di origine che tu voti qui e quindi potresti votare due volte”
“E’ una regola del cazzo!” gira i tacchi e se ne va
Arriva uno che ha fatto richiesta via mail e dice che per la legge del silenzio assenso può votare e vuole farlo subito
“Guardi che qui è il contrario, se non ha avuto l’autorizzazione non può votare”
“Ma io pago i due euro”
“Non è una questione di soldi, il regolamento prevede…”
“Andate a fanculo voi e il regolamento”
Fortuna che tipi così ce ne sono solo due:
gli altri che si sono presentati si son fatti bastare un “no”
e sono andati via senza commentare o almeno non li abbiamo sentiti.
L’unico che ha avuto il permesso è Alfio, 88 anni, abita sopra casa mia.
Tutti i pomeriggi si chiude nel garage, si mette le cuffie e mentre ascolta la musica
suona un tamburo menando come un forsennato.
Un giorno che menava più del solito ho bussato nella serranda e gli ho chiesto
“Ma che cazzo suoni?”
mi fa vedere un cd “Led Zeppelin - Led Zeppelin IV”
pensai “E’ pazzo! Rock a 88 anni, sognerà di essere John Bonham”
“L’ho trovato qui davanti, è tuo?”
“No, non è mio, io i Led li tengo in cassaforte”
Ma per precauzione sono andato a vedere, hai visto mai…
Indossa sempre un camicione felpato a quadri grandi fatti da righe rosse e blu, sempre quello,
gli arriva ai ginocchi perché lui è corto e la camicia è lunga;
era meglio il contrario, ma ormai è andata così,
o ne ha una decina o quel camicione è diventato una cotica;
sulla testa tiene un cappello con la visiera con sopra la papalina.
Lavorava per il comune e faceva il chiappacani poi ha fatto il fontanaro
e poi aggiustava le caldaie. Quando è andato in pensione gli hanno fatto una gran festa
su al comune, poi hanno chiuso il portone per paura che tornasse.
C’ha un ape furgonato, ci carica la moglie e la scarrozza dappertutto anche sulle scalinate
che qui da noi, visto che la città è fatta su una ripa, ce ne sono più che di strade.
Quando arriva dice che è stato male per tutta la settimana come se dovesse giustificarsi con noi.
“Ma se t’ho visto tutti i giorni a scorazzare con l’ape”
“Andavo a far la spesa con la febbre che sta male anche la Rosa ” Che bugiardo!
Gli chiedo i due euri che fa finta di cercare e ovviamente non li trova, c’avrei giurato!
“Non ti preoccupare, li metto io poi a casa però me li ridai”
Son sicuro che non lo vedo più fino a Natale.
I votanti al primo turno erano 422, quelli al secondo 382: un successo incredibile.
Tutti felici di poter scegliere quello che correrà per la Presidenza del Consiglio.
E’ uno spettacolo: li saluto tutti con un grazie perché mi stanno riempiendo il cuore di gioia.
E’ vero, i giorni scorsi c’è stata tensione, sono volate parole pesanti,
dubbi e sospetti, oggi no, ho accanto a me Renzo che sta da una parte che non è la mia,
ma andiamo d’accordo e ci intendiamo bene, mi fido di lui, è un compagno.
“Possiamo votare anche per nostro figlio?”
Sono una coppia circa della mia età
“Signora, il voto è individuale”
“Ma noi siamo una famiglia, lo sappiamo per chi voterebbe lui,
adesso studia a Bologna e non possiamo mica farlo venir giù tutte le settimane,
ci costerebbe troppo, io non ho più il lavoro…
I suoi documenti li abbiamo tutti, anche il foglietto da staccare per il secondo turno”
Io e Renzo ci guardiamo e non ci diciamo niente
“Firmi qui” dice lui
“Grazie, quando glielo diremo sarà contento”
Soprattutto avrà capito che non ce ne frega niente per chi vota,
ci importa di lui, di quello che pensa, e c’importa che ce lo faccia sapere,
lo so che secondo regolamento ho sbagliato ma son contento di averlo fatto,
ho riconosciuto queste tre persone come fossero una cosa sola, una famiglia unita.
E’ tornato l’uomo sandwich, stavolta senza cartello, sta sempre attaccato al telefono
e ogni tanto mi chiede in quanti hanno votato.
Faccio finta di pensarci e poi sparo una cifra, la volta dopo la diminuisco
e lui scrive e manco si accorge: basta scrivere e sentirsi compresi nell’ingranaggio,
non importa cosa scrivi, l’importante è che si sappia che lui manda i numeri,
del resto passare da uomo sandwich a comunicatore con cellulare
è stata una carriera fulminante.
Alle prossime elezioni sarà nominato urna e gli infileremo le schede arrotolate...
Sono le otto
“Ago, vai te a chiudere la porta?”
L’Agostina si avvia e mentre gira la chiave due persone bussano al vetro
“E’ chiuso” loro bussano ancora, l’Agostina mi guarda
“Ago, fa finta che mancano due secondi e falli entrare, anche loro hanno diritto al voto”
Lei apre e so che lo fa volentieri, è brava l’Agostina, è nella Segreteria del partito.
I due votano e quando vanno via ringraziano fino alla porta,
non ci giurerei, ma mi sa che hanno ringraziato anche da fuori.
Facciamo lo spoglio velocissimi, nessuna nulla, nessuna bianca, nessuna contestata
una tessera elettorale recuperata.
Le elezioni si devono sentire dentro, se sei convinto che sono importanti le fai bene
E la gente ha capito che stavolta erano importanti,
hanno capito tutti che c’era bisogno del loro consenso
per designare chi ci avrebbe governato per i prossimi cinque anni.
Ci salutiamo, abbraccio Renzo, lo ringrazio e porto tutto in sezione (pardon, circolo)
sento che per non sbagliare li ripete due volte,
ogni tanto alza la testa e dice :“Per favore andate a parlare di là che non mi fate capire niente!”
Si capisce bene che quel “per favore” è un ordine e tutti vanno via,
ma tempo tre minuti si ritrova con un altro gruppetto davanti pronto per essere cacciato.
Anch’io mando i risultati al coordinamento nazionale che mi ha chiamato
per la terza o quarta volta, ma non gli avevo mai risposto perché ero sempre indaffarato.
Fotocopio tutto, impacchetto e… finito, sono soddisfatto, si chiacchiera coi compagni
e si decide per una pizza al Giardino della Galla;
qualcuno avvisa la Tamara che siamo là e andiamo.
Dopo un po’ ci raggiunge il Segretario con la fidanzata nuova di zecca:
è una del nord che potrebbe essere mia figlia (manca poco che non possa essere anche la sua)
Ci raggiunge la Tamara che mi porta i fogli che ho fotocopiato:
li avevo lasciati al partito (ho la testa per aria, vuol dire che sono emozionato).
Lei ha un orecchio rosso che non vi dico,
“Ma non potevi cambiare orecchio ogni tanto?”
“Ci sento solo da quello”
Suona il mio cellulare: “Pronto”
“E’ il coordinamento nazionale, abbiamo bisogno che ci ripeta i risultati del suo seggio”
“Ma ve li ho detti mezz’ora fa!”
“Bisogna che ce li ripeta”
Questi hanno voglia di mandarmi di traverso la pizza.
“Si, aspetti un attimo…”
Torniamo tutti a casa, vien giù qualche goccia e forse stanotte nevicherà
è l’una e qui fuori si sta bene, è un freddo che pela ma aspetto un po’ prima di entrare,
penso a D’Alema che adesso dovrà lasciare e passerà le giornate tra la vigna e l’erba spagna
non ce lo vedo proprio, vedo meglio Veltroni a far la maestra d’asilo in Africa.
Suona il telefono “E’ il coordin…” spengo senza rispondere, sarò maleducato?
Fanculo anche al ballottaggio!!