domenica 24 marzo 2019

31/12/2015


Ieri ero all'ospedale a fare terapia incontro un infermiere che conosco
e mi chiede se mi ricordo quando sono stato ricoverato al pronto soccorso
e cosi ci siamo messi a rievocare quelle ore facendoci delle grasse risate.
Il resoconto della giornata l'avevo pubblicato ma mi piace ripeterlo .


Mancano ancora dieci chilometri
credo che una decina di minuti posso resistere.
Sono fuori città e mi manca il fiato, ho delle fitte incredibili allo stomaco
mi dico che stavolta è una faccenda grossa e mi convinco che è un infarto
non ce la faccio a respirare, prendo un carvasin, è la prima volta, spero funzioni.
Quello davanti a me non si muove, 
s'è fermato in mezzo alla strada per girare e ha bloccato tutti
uno dei soliti paralitici del volante che tengono il piede più sul freno che sul gas
ecco, adesso sono davanti alla porta del pronto soccorso 
mi gira la testa e non capisco più niente.
Mi ritrovo su una barella, uno mi tiene i piedi per aria,
ho una gran confusione addosso e sento che mi chiamano
finalmente sono sveglio e comincio a capire
uno mi dice che non posso lasciare la macchina lì
“Spostala te coglione”
“Non c’è bisogno d offendere”
“Pensavo di farti un complimento”
Ho già una flebo infilzata nel braccio e mi pare di cominciare a respirare
si, adesso sto meglio, dev’essere una flebo d’acqua santa.
mentre mi “lavorano” arriva un’altra barella,
c’è sopra un fagotto che si lamenta perché non gli trovano la vena
dice che vuole che chiamino un esperto
“Io vi conosco, voi non siete capaci a trovarla”
L’infermiera mi dice all’orecchio che viene almeno una volta al mese
perché ha mal di testa ma in realtà non ha niente,
mi giro, la guardo e le faccio un sorrisino e lei risponde,
La conosco, è la moglie del fratello di Ennio,
una di Napoli che prima gliel'hanno fatta sposare e poi l'hanno mandata su,
un po’ sempliciotta come lui e Ennio poretto che li deve badare tutti due.
Mi cambiano stanza e mi mettono in osservazione,
una camera a 6 letti, 3 a destra e 3 a sinistra dell’ingresso
sulla sinistra della porta c’è una signora con figlia
a occhio e croce una ottantina di chili alta una metro e 20
nel letto centrale a destra c’è uno che pare un idraulico con tutti i tubi che c’ha addosso
è attaccato a una macchinetta che emette un bip continuo secondo le pulsazioni.
cerca di fermare ogni infermiere che passa ma sbaglia i tempi
e alza la mano emettendo un rantolo dopo che sono passati
per cui nessuno se lo fila.
“Di che cosa ha bisogno?”
“Ho freddo”
“Ma c’hai la coperta in fondo al letto, perché non la tiri su?”
“Perché m’hanno detto di non muovermi”
“Ma se ti muovi cosa succede?”
“Si sente la macchinetta che va più svelta”
Per me questo è come la cognata di Ennio, mi alzo dalla sedia,
(non mi andava di mettermi sdraiato sul letto) e gli tiro su la coperta
con una mano sola perché con l’altra tengo alta la flebo,
adocchio un paletto per reggere il flacone e lo attrezzo per me.
Dopo un po’ arriva una barella con sopra una montagna,
lo scaricano in tre sul letto davanti al mio, lui si rizza seduto ,
ha una maglietta blu che non riesce a coprire il ventre
tanto che gli sta sulla pancia e lascia l’ombelico di fuori,
chiede di fumare, per la verità non si capisce quel che dice,
si capisce solo il gesto che fa con le due dita vicino alla bocca,
l’infermiere gli dice che non si può ma lui insiste
lo vuol far stare sdraiato ma quello si rialza in continuazione
e ogni volta chiede di fumare.
Leggo sulla casacca dell’infermiere la scritta “PSICHIATRIA”
Mi pareva!
Arrivano due infermieri che gli mettono un sondino su per il naso
vanno avanti un quarto d’ora per farglielo arrivare alla stomaco
poi gliene mettono un altro nel sedere e lì c’è stata una specie di guerra,
sarà anche matto ma al culo ci tiene!
La signora a sinistra dell’ingresso mangia un panino,
lo addenta come fosse un lupo e poi s’aiuta con un dito per far stare dentro il boccone
e mastica per 20 minuti perché ne ha staccato troppo.
Incrocio lo sguardo di Roberto, questo è il nome dell’intubato sui due fronti,
non è molto rassicurante anzi mi pare un po’ minaccioso
spero che l’abbiano sedato.
Lo fanno girare su un fianco e l’infermiere comincia a succhiare con una siringa dal tubo superiore,
succhia e versa in un secchio un liquido denso e marroncino contando le siringate,
nella stanza si espande un profumo che è una bellezza,
la lupa di sinistra imperterrita continua a mangiare,
ogni tanto dà due sgonzate a una bottiglia di coca cola, la figlia le chiede se vuol uscire
lei che mastica a 4 ganasce risponde con la bocca piena che vuole stare lì
e allora esce la figlia con un fazzoletto sulla faccia.
Arriva un’altra barella con un anziano sopra,
dietro lui una processione di parenti che gli chiedono dove sono le carte e i documenti
lui sta a bocca aperta e occhi chiusi senza rispondere e loro insistono,
intanto una infermiera gli sta mettendo un pannolone e qualcuno dei parenti l’aiuta.
arriva anche un altro che per metterlo al posto fanno spostare il siringatore di Roberto
adesso siamo al completo quello di fianco mi dice che sente freddo perché la porta è aperta
penso che se uno si azzarda a chiuderla gli tiro il comodino.
L’infermiere che siringa Roberto mi chiede a che numero era arrivato,
“Cazzo m’hanno fatto perdere il conto”
“Eri a metà”  (perché ogni tanto mi invento queste stronzate ancora non l’ho capito)
“Ah, meno male che le hai contate te”
e ricomincia a siringare.
“Adesso Roberto facciamo un clisterino, fai il bravo che vedrai che dopo stai meglio”
“Abbi pazienza, glielo fai qui?”
“Perché?”
Allargo le braccia per fargli capire che stiamo morendo in una camera a gas,
lui risponde che dobbiamo aprire la finestra poi ci ripensa e porta via Roberto
manovrando il letto come fosse un tir, sbatte sullo stipite già martoriato della porta
e il sedere nudo e sodomizzato di Roberto scompare tra gli spettatori.
Quello di fianco mi dice che sente freddo, cerco un’altra coperta dentro un armadietto,
la trovo e gliela stendo sul letto, adesso si vede solo la fronte con un ciuffo di peli radi
che escono da una montagna di coperte
secondo me nella flebo gli hanno messo azoto liquido.
La lupa continua a mangiare e tra un morso e l’altro chiede alla figlia di metterle la padella
lei risponde che gliela mette dopo che ha mangiato
“La voglio adesso che mi sto pisciando addosso!”
La classe non è acqua!
Il moribondo con il parentado al seguito l'ha fatta e tocca cambiargli il pannolone,
deve essere stato stimolato dalla lupa,
arriva una infermiera che pare una bambina chiede ai parenti di aiutarla a cambiarlo
ma loro sono troppo intenti a chiedere dove sono i documenti
elencando tutti i posti di casa e del circondario,
"Non li avrà mica dati a qualcuno!"
Gli urlano in un orecchio "A chi li hai dati, al notaio?"
Lui sta immobile, con gli occhi chiusi e la bocca spalancata
l’infermiera bambina si rompe le scatole e lascia l’anziano girato su un fianco
col pannolone nuovo che non è riuscita a chiudere
e così tutti possiamo ammirare questo enorme televisore all’aria.
Arriva la cognata di Ennio e si mette a far salotto con il vicino.
Sono le quattro del pomeriggio e mi fanno un altro prelievo.
Entrano un paio di portantini e dicono alla lupa che la devono portare a casa
lei non vuole andare la figlia dice che non si può portarla via perché sta male
loro la prendono di peso e la caricano su una barella e vanno via
la figlia s’attarda a raccattare le cose che sono dentro lo stipetto
mi vien da ridere pensando che la scaricheranno alla pizzeria più vicina.
Si sente un urlo inumano che arriva da fuori, sono Roberto e l’infermiere,
“STA FERMOOOOO”
Non ho il coraggio di pensare cosa sia successo, ma visto quel che facevano
un sospetto mi viene e difatti l’odore che arriva dopo un po' me lo conferma.
Finalmente arrivano due a finire di impannolare  il primo a destra
l’infermiere si incazza coi parenti che non possono stare così numerosi
“Uno solo, decidete voi ma qui ci sta uno solo e alle sei va via”
dopo un po’ di discussioni lasciano la figlia
ma si raccomandano che si faccia dire dove sono i documenti.
E’ arrivata la moglie di quello che fa salotto, gli dice che ha parlato col dottore
e che ha insistito per farlo ricoverare perché fanno capo d’anno in casa loro
e c’è un sacco di gente e nessuno può badare a lui
e con lui in casa si rovinerebbe la festa.
Lui la guarda un po’ interdetto io mi metto a ridere, 
l’azotato ride anche lui da sotto le coperte
la festaiola ci guarda come per dire "Fatevi gli affari vostri"
la cognata di Ennio mi chiede che cosa c’ho da ridere
“Niente, m’è venuto così”
“Te c’hai la faccia da birichino, quando t’incontro per strada ti meno,
guarda che lo faccio, io son di Napoli e noi napoletani le cose che diciamo poi le facciamo,
sta attento”
Sono ormai le 5 e mezza, vedo la faccia di Roberto che guarda dentro la stanza
da dietro il vetro dello spioncino che c’è sulla porta,
potrebbe guardare dalla porta spalancata
ma lui passeggia per il corridoio e ogni volta che passa guarda dentro da lì.
Vado in bagno col mio paletto con la  flebo 
che da parecchio è finita e non manda giù più niente
la finestra del bagnetto dà su un terrazzo che per avere più posto hanno chiuso
e adesso è una stanza adibita a magazzino, dentro c’è una che sta telefonando
io faccio le mie cosine da in piedi e la guardo dalla finestra che c'è sopra il vater 
lei mi vede e  scappa.
Mi vien da ridere pensando che l’unico momento
in cui un uomo non può far male a nessuno è proprio mentre fa pipì.
Entra un dottore in stanza e mi dice che ho contratto un virus intestinale
"In questi giorni abbiamo avuto diversi casi come il suo" 
mi manda a casa perché non è il caso di tenermi lì, stanotte arriverà un sacco di gente
e lui ha bisogno di liberare i posti, 
mi da qualche pasticca se eventualmente avessi ancora dolori.
Mi vesto e vado a casa a piedi, una passeggiata mi farà bene
e poi devo smaltire la sbornia da pronto soccorso
cammino svelto e ogni tanto mi vien da ridere
ripensando a tutto quel che è successo nel pomeriggio
la gente che mi vede penserà che sono scemo,
comunque meglio scemo che infermiere al pronto soccorso a fare il clistere a Roberto.


7 commenti:

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    1. Infatti i dottori che vanno a lavorare lì non mi sembrano mica normali. Ciao.

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  2. Avendo l'ironia che ci salva (sono così anch'io) ci tocca passarne di tutti i colori... e dolori.
    Alla fine sorrido, a volte rido, di compassione di me stessa e degli altri.
    Sono contenta di aver riletto e che ti sia fatto vivo. Abbraccio forte forte con molta attenzione ai tuoi punti dolenti. Ciao :-))

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    1. Ciao Nou, l'unico punto dolente è la mano ma ho imparato a sopportare. Ciao.

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  3. Vita dura per gli infermieri! C'è veramente un mondo variegato al Pronto soccorso e, con un po' d'ironia, lo si può descrivere per far sorridere. Ma credo che gli infermieri, quando tornano a casa ogni sera, abbiano ben poca voglia di sorridere!

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    1. E' vero Kath,ci sono lavori che non conosciamo a fondo e che visti da fuori ci appaiono diversi da come sono. Ciao

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  4. Ciao Valeria, più sopra c'è Amanda che scrive "i pronto soccorso sono manicomi" e lei è una che se n'intende.

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