“Babbo,
mamma, fratelli, Federico, non c’è nessuno?”
Rannicchiata
sul letto per tutta la sera e anche la notte ha continuato a dire questa
frasetta,
gli
infermieri passavano davano un’occhiata e filavano via
qualcuno si
scomodava a entrare e dare uno sguardo ma nessuno che le dicesse una parola.
La mattina
quando sono arrivato dormiva
di sicuro
per la stanchezza di una notte passata in bianco e quando s’è svegliata
ha chiesto
dell’acqua e allora mi sono avvicinato per dargliela
“Signora
come sta?”
“Adesso
bene, ma stanotte mi sa che avevo la testa per aria
e non capivo
bene neanche dove ero e perché non fossi nel mio letto”
“Dev’essere
stato l’effetto della morfina, mia moglie mi ha detto che cercava i suoi
e anche un
certo Federico; è suo marito?”
“ Si, anzi
no, non è marito perché non ci siamo mai sposati, è stato il mio uomo,
adesso si
dice compagno ma noi non siamo mica comunisti,
non ci siamo
mai interessati di politica”
Accenna un
sorriso come avesse detto una battuta divertente.
La signora
Alba ha rotto il femore e adesso è con noi nel reparto Ortopedia,
è già stata
operata e adesso avrà qualche giorno di degenza prima che sia riportata a casa,
si capisce
che sta soffrendo ma non si lamenta mai,
nonostante i
suoi 89 anni è sveglia e parla un italiano corretto e a volte anche un po’
antico.
Ha le
braccia con parecchi lividi e la pelle le avanza anche nelle gambe
che non si
cura per niente di coprire anche in mia presenza.
In un
ospedale non è possibile chiamare gli infermieri per ogni bisogno
per cui per
le faccende semplici come dare l’acqua, tirare su il letto o aiutarla a
mangiare
ci penso io
che tanto sto lì con mia moglie e a volte ci prendiamo qualche confidenza
tanto che un
giorno mi dice di sedermi vicino a lei che ha da raccontarmi una cosa.
“Sa Paolo,
io ero una maestra e abitavo a San Rocco,
avevo una casa davanti alla stazione del treno,
avevo una casa davanti alla stazione del treno,
appena
finiti di studi magistrali sono rimasta orfana di entrambi i genitori
e forse
proprio per questo ho trovato subito il posto nella scuola di fianco a casa.
Vivere soli
non è una bella cosa
ma con gli
anni mi sono abituata e stavo bene con me stessa e con i miei gatti
tanto che ho
rifiutato le avances di alcuni uomini, persino il sindaco mi aveva trovato
un buon
partito raccomandandomi di pensarci bene e non rifiutare ancora
ma io stavo
bene così e sono arrivata signorina fino oltre i cinquant’anni.
Il paese non
è grande e di treni ne passano pochi
per cui il bar che era alla stazione un giorno chiuse
e fu sostituito da una di quelle macchinette che distribuiscono bibite e merendine
per cui il bar che era alla stazione un giorno chiuse
e fu sostituito da una di quelle macchinette che distribuiscono bibite e merendine
e una che
distribuisce caffè e cioccolata.
Tutte le
settimane un uomo andava a rimpiazzare il venduto e io lo vedevo dalla
finestra.
Lo smercio
non doveva essere tanto e io pensai di dover aiutare quell’uomo
alto,
sottile e dai gesti misurati e dai modi gentili,
dovevo fare
qualcosa affinché non dovesse perdere quel lavoro
e allora la
mattina invece di fare colazione a casa andavo in stazione
prendevo una
di quelle merendine da mangiar subito e una per l’ora di ricreazione,
a volte ne
prendevo anche di più per offrirle a qualche collega,
e anche a
metà pomeriggio andavo far merenda o a sorseggiare una cioccolata calda.
Pian piano
cominciai ad aspettarlo e quando arrivava mi offriva un caffè
e
scambiavamo due chiacchiere finché lui non era costretto ad andarsene col suo
furgone.
Era d’estate
e la scuola era finita, una mattina mi presentai in stazione con due valigie
in cui avevo
messo tutte le mie cose e quando arrivò si stupì nel vedermi pronta a partire
e mi chiese
dove andassi, gli risposi che se era d’accordo sarei andata a vivere con lui.
Salimmo sul
furgone e partimmo.
Avevo
lasciato la scuola e vivemmo insieme nella sua casa,
lui andava
via la mattina col furgone e io facevo le faccende di casa,
qualche
ripetizione nel pomeriggio ai pochi ragazzi che avevano bisogno di fare i
compiti
e quando
tornava la sera curavamo l’orto dietro casa,
una vita
semplice che ci ha visto felici per parecchi anni.
Una volta
tornò a casa con un grande pacco e quando l’aprì ne venne fuori un gran
televisore
che
sistemammo nella saletta così a volte la sera invece di fare le parole
incrociate
o leggere un
libro accostavamo le poltroncine e guardavamo insieme qualche film,
io mettevo
il braccio sul bracciolo e lui infilava la sua mano sotto la mia,
parlavamo
poco ma quel silenzio era pieno di affetto, di rispetto, credo anche di amore.”
“Ma perché
signora racconta queste cose a me che per lei sono uno sconosciuto?”
“Perché
qualcuno deve sapere che ci si può voler bene anche rispettandosi,
lui l’anno
scorso se n’è andato e prima di lasciarmi s’è scusato per avermi lasciato
signorina
gli ho
risposto che l’ho apprezzato anche per quello.
Vede signor
Paolo, non c’è bisogno di essere smodati, l’affetto è anche nei piccoli gesti,
in un caffè preparato
con cura, in una mano che ti sfiora o nelle coperte rimboccate,
noi abbiamo
vissuto così la nostra vita e le garantisco che è stata piena,
Pensi che un
paio di volte siamo andati anche a fare una gita e abbiamo dormito in un albergo
ma son cose
che non fanno per noi, tutta quella gente che non ci saluta
e che se la
saluti ti pare di essere scortese, quelle strade che non si conoscono
e quelle
case in ci non sai chi ci abita, no, l’abbiamo fatto solo un paio di volte.
Dopo la
dipartita del mio Federico ho vissuto da sola per un po’ di tempo
poi il
fratello mi ha convinto ad andare in un ricovero per anziani,
ho lasciato
a lui la mia casa e lui paga la differenza della retta
perché la
mia pensione non è sufficiente a mantenermi alla residenza per anziani.
Vede signor
Paolo, io so bene che alla mia età la rottura di un femore può essere letale,
sto
soffrendo perché ho tanto dolore ma penso che presto potrò raggiungere il mio
Federico
e ci potremo
mettere insieme seduti su una nuvola tutta nostra
e guardare
di lassù il sole che sale dal mare e cala dietro ai monti,
lui metterà
una mano sotto la mia e saremo ancora
felici.”
Mi sono
alzato dalla sedia a testa bassa per non far vedere le lacrime
che
scendevano come da una fontana e mi son fiondato in bagno a lavarmi la faccia.
Tenero e commovente, quasi quasi commuove anche me. Sarà che avvicinandosi a queste età si diventa più sensibili e meglio si capisce l'importanza di piccoli gesti.
RispondiEliminaNela, e ancora sei giovane, aspetta di avere qualche anno in più e vedrai, o si diventa duri avvezzi alle disgrazie o si piange ogni minuto.
EliminaIo questo post qui l'ho pianto tutto, dall'inizio alla fine e a metà mi sono dovuta pure fermare, un anno fa cadeva mia mamma aveva 89 anni fatti quel giorno e non ne compirà 90. Lo so, sono tanti, è stata una vita lunga. Mo consola il fatto che anche lei in quei lunghi mesi di ospedale sognava di ritrovare il suo Toni
RispondiEliminaAmanda, se credevo non lo scrivevo. Fammi un sorriso così sto tranquillo.
Elimina😊 invece è bello pensare che ha avuto il conforto della tua presenza
Eliminache bella storia, lei deve essere una tosta.
RispondiEliminaCiao Pier, è la stessa impressione che ho avuto io
EliminaSono commossa e senza parole. Il rispetto è una forma d'amore, anche sapere che c'è qualcuno che tiene a te diventa molto importante.
RispondiEliminaGrazie per aver raccontato con tanta delicatezza questa storia che e di insegnamento per chi va in là con gli anni.
Un abbraccio
Nou
Ciao Nou, sei tornata? tuo marito è stato bravo in casa? Grazie per la delicatezza.
EliminaQuesto incontro è stato prezioso per te e per la signora Alba ed ha prodotto un bene duraturo per entrambi.
RispondiEliminaMi ha stupita la valigia del "vengo via con te"... poteva apparire una sfacciataggine ed invece era forza e certezza dei sentimenti.
Hai raccontato una bella storia e l'hai fatto nel modo giusto perchè tuo.
Ciao.
Te sei sempre lì ad adularmi, finisce che ci credo. :-))
EliminaA me è rimasta impressa la mano di lui che s'infila sotto quella della signora Alba, un gesto che mi fa pensare alla ricerca di protezione, quasi a riconoscere che il pezzo forte in casa è lei.
Grazie Sari.
Grazie per esserti preso la briga di raccontarcela.
RispondiEliminaNon per vantarmi
Eliminama non è stato facile.
Ciao Cri
Le storie d'amore più belle sono queste, mica quelle dei film e dei romanzetti rosa.
RispondiEliminaC erto Silvia, almeno questa è vera.
EliminaUno dei tuoi post migliori: mi sono commossa anch'io nel leggere questa bella storia che vedo solo ora, perchè sono stata in vacanza a Tremalzo per tutto il mese di luglio, dove non prendeva neanche il mio cellulare e per connetterci con il wifi col cell e col portatile Gabriele doveva andare davanti al ristorante sotto il residence dove un'amica mi ha affittato la sua casa 2 piani sopra l'appartamento che abbiamo avuto fino al 2003.
RispondiEliminaCiao Lù, beata te che sei andata in vacanza, io per quest'anno non se ne parla, con la Bruna messa in quel modo non è possibile.
EliminaCiao.
Mi dispiace per te e per lei! Auguri per la sua guarigione. Un abbraccio ad entrambe
EliminaCiao Massimo,o Paolo?Siamo in Settembre e spero che le giornate in ospedale si siano concluse positivamente,per voi,ed anche per la signora Alba.Storia tenera,bella raccontata da te con delicatezza e tatto.Riesci a commuovere,raccontando la vita,con le sue incertezze,il suo coraggio le scelte non sempre facili.Sono in quella fase là,della vita e pensare fa male qualche volta,ma avere le idee chiare aiuta.Grazie.
RispondiEliminaCiao Chicchina (Enrica?)
RispondiEliminaMassimo è uno pseudonimo
Grazie per i complimenti, ciao.
Ho appena visto la storia della Dani.
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