domenica 4 novembre 2012

La bottiglia di nonno

Stamattina sono tornato per prendere un documento in comune,
ho fatto alla svelta e, avendo tempo, sono andato nel fondo di mamma.
La chiave non ce l’abbiamo né io ne gli altri fratelli:
è sotto il vaso di fiori che sta sullo scalino,
tanto varrebbe lasciarla sulla porta che non entrerebbe nessuno lo stesso.
Guardavo in giro per vedere se ricordavo qualcosa di noi da ragazzi
e l’occhio m’è cascato sul bauletto di legno del povero bisnonno Enrico,
quello che davano ai  graduati nella prima guerra mondiale.
Lo sapevo cosa c’era dentro ma c’ho dato un’occhiata lo stesso,
un po’ di carte qualche foto, la baionetta, un tagliacarte
“Fuso dal bronzo nemico” “Ricordo del Montello”
e la bottiglia.
La bottiglia non era la sua, ma di mio nonno Domenico (al popolo Menchino),
La storia andò pressappoco così, dico pressappoco, perché
la raccontava nonna e lui non condivideva mai
finché un giorno mi accennò qualcosa, ma poi cambiò discorso, non lo finì
e non rispose più nemmeno alle mie domande.
Così fu che un giorno una donna andò in comune
a chiedere aiuto perché non ce la faceva più ad andare avanti.
Gli impiegati se la rimpallarono l’un l’altro
finché andò a finire che la ricevette il podestà.
All’uscita la signora incontra nonno che conosceva bene
e gli dice che il podestà le avrebbe dato  una mano,
anzi a dire il vero gliel’aveva già data visto che l’ha palpata per un quarto d’ora.
Occorre dire che tra nonno e il palpatore non correva buon sangue,
anzi i due si curavano di andare a caccia in luoghi molto distanti tra loro
perché un colpo poteva partire accidentalmente  e.. non si sa mai.
Sentita la lamentela, nonno la riporta al bar dove
c’era parecchia gente che a proposito del regime la pensava come lui,
parecchia ma non tutti, e quindi dopo qualche giorno,
una sera, dopo cena, arriva Marchino in casa accompagnato da due venuti da fuori,
Marchino gli presenta la bottiglia e dice a nonno che l’ha da bere.
Nonno beve quasi tutto e i tre se ne vanno, appena usciti nonno porta alla bocca la bottiglia
e scola anche il quasi che era rimasto e quando nonna gli chiede perchè
lui risponde che lo fa per paura di scordarsi.
Finita la guerra nonno è sempre al suo posto, sia al lavoro
all’ufficio anagrafe del Comune, sia al bar
dove ha fissato la sede del suo ufficio.
Lui arriva alle nove, nove e mezza e sta lì tutto il giorno a giocare a biliardo,
esclusa le pause pranzo e cena, la prima lunghina e la seconda fugace
poi fino a notte inoltrata sempre lì
e chiunque può chiedergli tutte le pratiche che gli competono per tutto il giorno e la notte,
rispettando il tempo tra una partita e l’altra.
Anche Marchino è al suo posto al bar
e siccome parla forte e parecchio contro il vecchio regime
un giorno nonno porta al bar la bottiglia e la mette in bella vista su uno scaffale,
di fianco ai faldoni delle pratiche.
Quando Marchino arriva non si accorge della nuova suppellettile
e comincia la solita tiritera.
Nonno, che non gli aveva rivolto più la parola da anni,
gli si avvicina, gli batte due dita sulla spalla e addita la bottiglia vuota
“ Tu m’hai fatto bere il contenuto, io ti faccio bere il risultato”
Ovviamente Marchino cominciò a frequentare un altro bar
e si dice che smise anche di andare caccia.
Qualche anno dopo la fine della guerra
a nonno fu imposto di trasferire l’ufficio dal bar al Municipio,
fu un’insopportabile angheria per la quale
pare che nonno si ammalò e il sindaco fece in modo di fargli avere la pensione.
Questa la storia che nonna ci raccontava e che dovrebbe essere quasi vera
o almeno a grandi linee lo è.
Quando in casa qualcuno faceva dispetti o meritava di essere punito
c’era sempre chi urlava
“La bottiglia! La bottiglia!”
e tutti scoppiavamo a ridere, nonno Domenico compreso,
anche se il suo ridere non era sguaiato come il nostro.

12 commenti:

  1. Anche nonno Domenico era un bel tipo: tutti tosti, arguti e dalle battute brucianti da generazioni nella tua famiglia;) Il modo migliore per lasciare l'avversario senza parole e chi ti legge con un sorriso di approvazione per la spontaneità e l'immediatezza dei tuoi scritti.

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  2. Belle le tue storie, piene di personaggi speciali. Nel tuo blog si fanno incontri veramente fuori dal comune (nel caso di tuo nonno con la C maiuscola...)
    Ciao Massimo, mi piace leggerti!

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  3. Lù, sei troppo buona con me, mi vizi
    ci sentiamo domani,
    stasera ero alla cena col comitato Bersani.
    e tu nina mi piace che ti piace,
    ma tu non scrivi più?

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  4. Una gran bella storia. Complimenti Massimo!
    Ciao,
    Lara

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  5. Eh sì caro amico quelli erano i nonn d'una volta, uomini veri che tenevano bene a mente le angherie subite e al momento opportuno reagivano come si deve.

    ps. Lisa non faceva quella "professione" e su Piero tutto può essere.

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  6. Hei Piero (pardon Aldo)
    grazie per aver commentato,
    Ciao.

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  7. bella e curiosa sta cosa del bar_ufficio! Un po triste invece la storia della bottiglia che forse ha qualcosa di più profondo e velato, e che non sapremo mai, visto che poi tuo nonno non ha più voluto raccontare, e forse non ha mai raccontato nemmeno a sua moglie.

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  8. Concordo con Janas che saluto:-) Tu con le te storie allieti, non c'è che dire, sei proprio da segue:-) Un buon fine settimana
    ps. ieri ho trascorso il pomeriggio vicino ad un lago bellissimo..ecco, mi accontenterei fosse solo mio!;-)

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  9. scusa: da seguire, altrimenti chissà cosa potresti
    supporre:-))) si scherza nè?

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  10. Janas, pare che quando se ne sono andati
    ci fosse ancora dell'olio nella bottiglia
    e nonno lo bevve anche se non c'erano gli oliatori
    quando nonna gli chiese perchè l'avesse fatto
    rispose che così se lo ricordava bene
    questa è una cosa che si raccontava per casa mai confermata.

    riri, tranquilla, non suppongo più da un pezzo.
    Bello il "nè"

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  11. Leggerti è fare un tuffo ad un passato che pare appartenere ad un altro pianeta. Oltre il divertimento, la prima cosa che trovo, nel tuo raccontare, è la dignità, il senso dell'onore che ora pare perduto ma invece cova sotto la cenere. La seconda è la fiducia della chiave sotto il vaso che stupì anche me, bambina, quando traslocammo dal centro cittadino alla periferia. Passammo dalle porte sempre chiuse al cercare la chiave solo a sera, quando si andava a dormire. Quelle sensazioni le ritrovo con piacere qui, fra le vie del web.
    Buona domenica.

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  12. Che simpatico questo nonno, che tiene l'ufficio al bar e che ha fatto vergognare
    Manchino, che come tanti fanno..."prima tira a petra e poi mmuccia a manu "..., ma
    alla fine ha dovuto cambiare bar.

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