mercoledì 8 agosto 2012

Martina e il figlio di Trino

Nonno arrivò a ora di cena, cioè arrivò per cena
perché si cenava a qualsiasi ora arrivasse 
e siccome dovevamo essere tutti insieme
si aspettava sempre lui.
Dopo essersi seduto tirò fuori dalla tasca un libricino
e se lo mise di fianco al piatto, cenammo in silenzio e alla fine disse
“Questo libretto l’ho visto in giro per casa
e stasera l’ho trovato nel fienile del podere
e mi pare strano che qualcuno al podere legga poesie”
a quel punto Martina si alzò e scappò via lasciandoci tutti a guardarci
cercando una ragione che nessuno sapeva.
Mamma seguì Martina nella camera delle femmine
nonno si mise davanti al fuoco e accese la radio
io e Puccio ci alzammo e uscimmo dalla cucina senza saper cosa fare.
Era successo che Martina era andata con la bicicletta al podere
e s’era messa a leggere le poesie nel fienile insieme al figlio di Trino.
Trino, il mezzadro, si chiamava così perché una volta,
al prete che alla benedizione di pasqua gli aveva spiegato la questione della trinità
gli aveva risposto che anche lui aveva tre figli come il padreterno,
evidentemente la spiegazione non era stata esaustiva,
ma come fa uno che si spacca la schiena tutto il giorno a capire queste faccende!
La notte non fu molto riposante per i nonni, ogni tanto si sentiva discutere in camera loro
e mamma faceva fatica a tenerci buoni nel letto.
Ormai ci eravamo scordati di questa cosa,
quando una notte sentimmo una discussione venire dalla camera dei nonni,
la mattina dopo sapemmo che Martina e il figlio di Trino erano fidanzati già da un po’,
(vale a dire che Martina era incinta )
nonna era incazzata anche con me e quindi voleva dire che era incazzata davvero
a tavola disse che si doveva fare l’analisi del sangue al figlio di Trino
e io pensai che doveva essere malato davvero se alla cosa dovevamo  pensarci noi e non i suoi.
“Ci penso io” disse.
Due o tre giorni dopo era tornata la consueta calma e tutto pareva passato
e quando nonno dopo cena disse “ A poss …”
nonna gli puntò un dito contro e senza farlo finire disse:
“Se ci provate vi cavo gli occhi”
Poco tempo dopo Martina e il figlio di Trino si sposarono
e durante il pranzo di matrimonio nonno disse a Trino che
nel fienile si doveva mettere una porta con catenaccio chiusa a chiave
e ogni volta che io e Puccio andavamo al podere doveva seguirci e tenerci lontani dalle figlie.
Insomma era successo che quel fienile era stato ampiamente usato da mio nonno
con la moglie di Trino e dunque c’era stato il timore che quello che oggi era il marito di mia sorella
poteva essere il figlio di mio nonno.
Alla nonna poco importava di questa faccenda,
se non era la Mariuccia sarebbe stata un’altra,
sapeva benissimo com’era suo marito e lo accettava così,
quello che importava alla nonna socialista era che mio nonno avesse fatto vivere come un contadino
quello che pensava fosse suo figlio
e quella frase che quella sera mio nonno stava dicendo e che ogni tanto gli sentivamo dire era
“ A poss manchev d rispett stasira?”
Spesso nonna non rispondeva ma si girava con uno sbuffo facendo finta di negarsi.
La risposta di nonna è entrata nella storia  della famiglia
e ogni tanto ce la diciamo ancora anche senza motivo
 “Se ci provate vi cavo gli occhi”.

1 commento:

  1. Caspita che storia!!!
    che intrighi..altro che telenovelas! Decisamente questa ha un sapore più autentico!!
    Mi piace ...mi piace!

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