martedì 8 gennaio 2019

La Sarchiapona



Sono sicuro che sia andata così perché le conoscevo,
le conoscevo bene tutte quattro perché erano sempre a casa nostra
la Mimina, la Diana, lei la Graziella e mamma
e quando lassù è arrivata lei si sono incazzate tutte tre dicendo che come al solito
“Sei sempre l’ultima e tocca aspettare sempre a te”
è andata certamente così, anche per chi non crede che dopo ci sia qualcosa.
La Sarchiapona, come la chiamavamo noi di casa, era la migliore amica di mamma
unite da una sana vita di stenti trascorsi felicemente insieme,
consapevoli che la povertà non fosse una vergogna
ma una occasione per essere contente del poco che arrivava
anche quando non arrivava niente e non c’era niente da mettere in tavola,
“Te apparecchia, quando hai apparecchiato c’hai già mezza cena”.
Mamma vendeva un po' di roba intima in casa,
mutande, canottiere e pizzi al tombolo portati da una vecchietta di Offida
che arrivava con la corriera una volta al mese con una valigia di cartone
in cui custodiva e cercava di vendere le preziose miserie del suo paese,
poco smercio e tanti "Segna che poi te li porto" ,
una mattina arriva lei a comprare un paio di mutande per Chefagg (il soprannome del marito)
mamma gli dà la quarta e lei dice che lui adesso vuole la quinta
"Perché è cresciuto davanti?"
"Magari, lì amò (ormai) non c'è speranza, è il dietro che gli cresce!"
Discorsi di donne che sanno tutto l'una dell'altra
e però ogni volta che vedevo Chefagg pensavo
al davanti rinsecchito e al dietro grasso e ridevo da solo.
Lei aveva una bottega di scarpe e ricordo che una sera
tornando a casa tutto bagnato misi le scarpe dentro il forno della stufa
che a quell’ora ormai era spenta.
la mattina mamma accende la stufa senza accorgersi delle scarpe
così quando mi alzo trovo nel forno due carboncini.
Era domenica e mi toccò andare dalla Sarchiapona in ciabatte,
lei mi diede un bel paio di scarpe e quanto chiesi “Quanto costano?”
mi rispose di dire a mamma che me le aveva regalate lei e che non mi menasse.
Ecco, queste erano le amicizie di una volta.
Amiche loro e amici noi figli, son cresciuto con la Rita e la Stefania
e quando m’hanno telefonato per dirmi che erano diventate orfane
m’hanno chiesto di non andare all’accompagno “Che sei tutto rotto”
Ma non si poteva mancare e quando m’hanno visto tra i banchi della chiesa
mi sono venute addosso che per poco non cadiamo tutti tre.
Era l’unico filo rimasto, adesso è reciso anche quello
e siamo davvero tutti orfanelli e anche se vecchi genitori
cerchiamo ancora a volte inutilmente i nostri.