domenica 26 ottobre 2014

Giò



“Oh Giò
ma come c’avrà le tette la Nina”
“Come lo voi sapè col Pascoli o col Manzoni?”
Col Pascoli erano le stelle cadenti del “X Agosto”
Col Manzoni erano “Sparse le tette (trecce) morbide sull’affannoso petto”
Era l’idolo delle bidelle,
era bello Giorgio, minuto ma bello
e quando ha potuto scegliere dove insegnare
ha scelto una scuola professionale
perché lì c’era più bisogno di insegnare lettere e storia
e i ragazzi  l’apprezzavano e gli facevano regali
e siccome in quella scuola si imparava a lavorare la pietra
gli regalavano delle sculturine che lui metteva in giro per casa.
Ce n’era una in particolare che dicevamo che portava sfiga
e ogni volta che l’andavo a trovare, passando davanti alla scultura, mi toccavo.
Lui da in cima alle scale rideva e mi diceva
“Sta attento alle palle del Laocoonte”
perché c’aveva un busto di gesso del Laocoonte sul pianerottolo che era tagliato
proprio all’altezza delle palle che parevano sparse sul pavimento
e si correva sempre il rischio di pestarle.

“Ma perché le bidelle si e le prof. no?”
“Perché le prof. sono sempre in cattedra anche quando fanno l’amore
le bidelle invece sono sempre felici e dopo può essere che ti ringraziano anche”
Aveva una cultura umanistica e non smetteva mai di studiare storia romana
e quando la figlia ha avuto il posto alla biblioteca dell'università
lui era sempre lì dentro a leggere di tutto.
Si andava a spasso la sera e ogni portone era una occasione per fermarsi
e lui  ricordava tutti quelli che ci stavano o c’erano stati,
oppure facevamo a gara a indovinare da dove venivano e dove andavano
gli aerei che di notte vedevamo passarci sopra la testa con le luci intermittenti
“Quello viene da Venezia e va a Palermo”
“Ma che cazzo dici! Quello fa la famosissima linea Bovolone - Barletta
l’ho preso anch’io una volta”
“Che diavolo andavi a fare a Barletta”
“Volevo vedere sta città di notte dall’alto”
“E l’hai vista”
“No, ma è meglio,  così non si vedono tutti i rimbecilliti che ci sono”
Ci divertivamo così, cose da poco ma era bello stare insieme.
Il mese peggiore per lui era maggio
“Perché” diceva “Le studentesse cominciano a spogliarsi
e a me vedere tutto quel ben di Dio e non battere un chiodo mi fa incazzare”
Un natale viene a casa mia e mi porta un pacco col fiocco,  
non c’eravamo mai fatto il regalo e son rimasto di merda 
soprattutto perché non avevo preparato niente da regalargli. 
Apro il pacco che era anche un po’ pesante per il volume che aveva 
e mi ritrovo un mattone rotondo, un mattone vero ma rotondo
“ Ma che roba è?”
“Un mattone rotondo per fare una colonna, 
la settimana passata l’ho visto negli scavi che stanno facendo 
e ho pensato che come regalo di natale ti sarebbe piaciuto 
e allora l’ho preso prima che qualche coglione incompetente lo prendesse lui”
“Ma adesso il coglione incompetente sei te”
“E no! Io sarò coglione ma incompetente no” 
Il mattone è ancora lì in soggiorno 
e ogni tanto penso che dovrei portarlo agli scavi 
ma poi penso che forse Giorgio si offende e allora lo tengo lì.
Quando aveva la casa in campagna
mi portava un sacco di frutta e di verdura,
io m’ero immaginato che avesse chissà quanta terra
poi una volta sono andato a trovarlo 
e siamo andati a prendere l’uliva nera da fare in salamoia
a un certo punto m’ha fatto scendere alla svelta dalla pianta 
perché stava arrivando il contadino
e così ho capito da dove arrivavano le mele, i cachi l’uva e tutto il resto,
Comunque di terra ne aveva,  
ma era un fazzoletto pieno d’erbacce che un giorno si decise a tagliare.
“Giò hai fatto il giardino oggi?”
“N’ho fatto un pezzo intorno alla sdraio, l’ha finito L’Erminia,
faticavo a guardarla poi per fortuna mi sono indormentato”
Ecco, lui era così, approssimativo in tutte le cose pratiche
ma non sopportava l’approssimazione culturale e l’ignoranza dei politici
era un pozzo di sapere e non l’ha mai fatto pesare
masticava latino come niente fosse e parlava in dialetto.
La sera la Ninetta ci faceva lezione di astronomia 
e guardavamo tutti per aria 
che le donne avevano i colli lisci che parevano ancora monelle, 
noi facevamo finta di non capire e la stringevamo a sandwich
lei dopo un po’si svincolava ma era contenta
e lui diceva che eravamo come Medici senza frontiere,
facevamo opere di bene.

Prima gli han tagliato tre dita di un piede
poi tre dita dell’altro
ma sapeva benissimo che non bastava,
prima o poi sarebbero arrivati al ginocchio e anche più su
così ha deciso che era meglio andarsene con le gambe sue
che se di là trovava un posto dove passeggiare con un libro in mano poteva ancora farlo.


martedì 30 settembre 2014

Giorgio

Anche Giorgio l'altro ieri se n'è andato
probabilmente era stanco e non voleva altre mutilazioni
la moglie gli ha messo un rosario tra le mani e un libretto della madonna nella cassa
lui era ateo e quando l'ho visto così lei s'è precipitata a giustificarsi
per paura che sbottassi qualosa,
son stato zitto anche se lui lo vedevo più incazzato di me
L'ho sentito, m'ha detto "Digli qualcosa, fammi togliere sta roba di torno"
"Lo dici a me? dillo a lei che te l'ha messa"
"E' tutt'oggi che glielo urlo ma non capisce, levamela te"
"Sarai matto Giò, non ho nessuna voglia di litigare con tua moglie
ne ho già abbastanza della mia.
Senti, prendila come un brodino di pollo,
forse non farà bene, ma male non fa sicuro.   
Ciao Giò"

lunedì 8 settembre 2014

Gli anni migliori



Ha preso gli anni migliori della mia vita
e non gli sono bastati.
Ora vuole anche i peggiori.

martedì 15 luglio 2014

A pera



Da quei primi anni settanta non ho più rivisto Marco
le nostre strade si son divise e non abbiamo più avuto modo di incontrarci
ma il ricordo di una profonda amicizia fatta di cazzate e goliardie
è sempre rimasto vivo.
Eravamo giovani e avevamo una gran voglia di divertirci
e lo facevamo con tutto quello che ci capitava di farlo.
Lui era figlio di un bolognese che, tornato dal Venezuela,
aveva comprato una cava di breccia che gli rendeva alla grande
e Marco lavorava lì  (si fa per dire)  anche se andava all’università
( e anche questo  si fa per dire).
La sera mi veniva a prendere e si partiva,
in inverno s’andava al Black & White dove c’erano le universitarie,
in estate s’andava in riviera da Fano a Rimini.
Di solito eravamo solo io e lui ma alle volte si aggregava anche Sandro
e allora si faceva un salto a Bologna a prendere il caffè
è vero che sono cento chilometri
ma a noi piaceva stare nella macchina a dire stupidaggini
a ascoltare la colonna sonora di Shaft
o a programmare improbabili futuri con la vincita di una schedina
che a dire la verità non giocavamo quasi mai.

A volte, la sera dopo cena, s’andava a Rimini a vedere le zoccole,
Marco aveva una 124 spider e toccava guidarla a me 
perché così lui stava dalla parte del marciapiede e riusciva a vederle da vicino.
Si faceva un primo giro per una rassegna generale
e poi il secondo per andare da quelle scelte,
Marco le chiamava e dopo due chiacchiere gli chiedeva di tirare fuori le tette
Quelle erano un po’ restie ma poi cedevano e le mostravano
“Oh Marco senti un po’ come sono”
Lui provava a allungare le mani ma loro lo stoppavano
“Guardare ma non toccare”
“Ma dai, me l’ha detto lui di sentire come sono che fastidio ti dà?”
Dopo una paio di palpate arrivava il responso che poteva essere
“Budino” ,“Gelatina”,” Camera d’aria gonfia/sgonfia”, ”Ovo sodo”, “ Sasso”…
Ogni volta una definizione diversa che ho idea che 
le studiasse durante il giorno alla cava del padre.
Poi per la forma c’era  “Coppa”, “ Tegamino”, “Mezza anguria/melone/arancia/melina”
“Melanzana” (me lo diceva piano sennò quella s’incazzava)
“Insalata riccia” che non ho mai capito come fosse 
ma doveva essere una faccenda vibrante”
“A pera Marco, ce l’ha a pera?”
“No, a pera no”
“Allora niente, scusi signorina, le cerchiamo a pera, ci dispiace arrivederci”
E via di corsa.
“Andate a palparle a vostra sorella teste di cazzo!”
Ci urlavano dietro montagne di insulti aiutate anche dalle altre
che una occasione simile per insultare i mancati clienti non se la facevano scappare.
Una sera che guidava lui,  si fa il solito giro
ma quando è ora di partire alla svelta la macchina tossisce e si spegne
lui la rimette in moto subito ma la signora  è più veloce della luce
e con una scarpa in mano comincia a picchiarmi
le altre si aggregano e mentre finalmente riusciamo a scappare
ci arriva in macchina di tutto, sassi, bottiglie e anche un tizzone acceso
che a momenti ci manda a fuoco i sedili.
Una sera d’estate però quelle a pera le abbiamo trovate
“ Ci andiamo?”
“Marco, lo sai che io a zoccole non vado”
“Manco se le ha a pera? E’ un anno che le cerchiamo e adesso ti tiri indietro?”
“Aspetta che ci parlo”
Dopo lunga trattativa la signorina sale in macchina e la porto sul lungomare.
Abbiamo fatto una camminata sulla spiaggia di almeno un paio d’ore
con lei tra noi a seno scoperto e noi a ridere come scemi,
in principio quando incontravamo qualcuno si copriva con le mani
ma poi ci deve aver preso gusto e stava con la schiena dritta
che pareva che con quelle due pere volesse sparare addosso alla gente
e rideva anche lei, felice forse per aver trovato qualcuno che non la volesse solo per cinque minuti.
Era il ’74 e le abbiamo dato 15 mila lire a testa che erano  la mia paga di un giorno
per Marco invece erano solo quei 2 minuti che servivano a sfilarli dal cassetto dell’ufficio.
L’abbiamo riportata al suo posto di lavoro e prima di partire ci ha dato un bacio a testa
e poi mentre la macchina si allontanava ci ha urlato dietro:
“Tornate, tornate”.


domenica 25 maggio 2014

Che stress!



Stasera è tardi, non tardissimo, ma insomma, sono le otto passate
e adesso mi metto in macchina per tornare a casa,
ci sono dei lavori urgenti da finire e tocca farli così si stacca a st’ora
Fabrizio è rimasto lì ancora un po’ ma io è tutt’oggi che sto davanti a un computer 
e a dire la verità non so più dove finisce il culo e dove comincia la sedia.
Oggi è  stato il primo giorno di sole forte c’ho il finestrino aperto
e da gusto sentire  l’odore del primo fieno tagliato
guido per questa strada “evitando le buche più dure” ma è impossibile,
passa su un crinale di una zona franosa e le buche sono fitte

ma va bene così, le strade di campagna non hanno da essere lisce
sennò pare che si va a Bologna in autostrada, 
le strade vecchie c'hanno da avere saliscendi, qualche buca e toppe sconnesse,
insomma s'ha da capire al volo che più avanti non c'è l'autogrill.
A destra si vedono i campi di là la vallata e le altre colline fino a San
Marino e la Romagna davanti un’ape verde che fa i 20 e fuma, 

dentro c'è un anziano col cappello da muratore che fuma anche lui,
a sinistra altre colline dolci coi campi rubati ai boschetti 
che ti fanno venire in mente "...e il naufragar m'è dolce in questo mare",
dietro lascio la costa, le città e la confusione che stasera m'infastidisce solo a pensarla.
Ho sempre creduto che lavorare a una certa distanza
aiutasse a ristabilire un minimo di equilibrio,
la mattina ti prepari e pensi a quello che c’è da fare in fabbrica
e la sera al ritorno a casa ti prepari e pensi su quali cose ti toccherà litigare.
Stasera non penso a niente, guiderei su sta strada per sempre.

Qui è tutto pieno di animali, ieri due fagiani e una biscia
che attraversava la strada accompagnata da un gatto
che ogni tanto l’accarezzava con una zampa,
l’altro ieri uno scoiattolo che correva sul ciglio 

quasi faceva a gara con la mia macchina
il mese scorso un capriolo che m’ha spaccato un fanale
prima di andare a morire nel greppo e con la guardia ecologica
ci siamo scorticati le mani per tirarlo fuori dai rovi
stamattina ne ho visti altri due.
E le lepri  arrivano a frotte soprattutto dopo che è piovuto
che a loro non  piace di stare tramezzo al falasco mollo,
il pellegrino poi ti accorgi subito quando c’è
anche se non lo vedi,  perché vai per la strada e non c’è manco un ramarro,
tutti gli animali rintanati, svolazzano solo i passeri appena usciti dal nido
allora vuol dire che lui è lì sopra che sta per fare colazione e la farà;
pare di essere dentro un cartone di Heidy.
Sento la radio, lei dà una notizia e il cervello la ricama
Adesso hanno appena detto che un’altra badante ucraina 
ha ammazzato il suo vecchio badato,
non solo mi dispiace ma mi preoccupa anche un po’ 

perché non mi manca mica tanto!
E essere preso a cazzotti per fregarmi la pensione non mi piace per niente
e poi che ucraina era? Filorussa o dell’ovest?
È importante per farsi un’idea su quale badante assumere in futuro.

Vedo venir su da sotto il ponte una coppia con in mano pezzi di legna tagliati
che chiaramente hanno recuperato dai tronchi 
che le piene di st'invenrno hanno ammucchiato 
anche queste piccole economie servono a sentire meno i morsi della crisi
spero che la condivisione di queste fatiche li faccia almeno essere più uniti.
Ho una gran malavoglia stasera e pensareche
domenica si vota per le europee e non so ancora chi votare,
voterò uno del partito che non so chi è, che faccia ha e cosa fa per campare.
Sarò rappresentante di lista ma non ho nessuna voglia di farlo
non ho voglia più di niente che sia rapportabile alla politica.

Arrivo a casa, la frittata con le zucchine doveva essere buonissima finché era calda
ma adesso è fredda e non la vuole manco il cesso, evito commenti,
meglio un pezzo di parmigiano con una renetta
anche se de sti tempi ormai si sfarina.
Sono qui che scrivo e sento due che strillano come galline alla tele.
Ho voglia di andare in un posto dove non si vota
Ho voglia di andare in barca dove so cosa fare e nessuno che mi rompe le scatole.
Ho voglia di... meglio che non lo dica e vada a letto che domani si ricomincia.